Eracle odiatore. Le fatiche del mito che degenera sulla rete

IMG 8317

IMG 8317

 

CASTROVILLARI – E’ uno spaccato crudo, reale, a tratti lucido e pungente. Incisivo. Quasi narcotizzato dagli stili moderni che si insinuano, ci attanagliano, prendono il soppravvento ed alla fine degenerano in ciò che non avremmo mai pensato o voluto immaginare. Eracle odiatore del Teatro dei Borgia, presentato in prima nazionale nella terza giornata di Primavera dei Teatri, porta sulla scena la deriva dell’odio sociale amplificato dai social media. Michele Maccagno lo fa con estrema bravura in un contesto scenico che lo potrebbe fortemente distrarre dalla sua azione di narratore, ed invece lo aiuta a costruire un racconto che lo prepara a ciò che compirà. Una mirabile prova di attore, energica ed estrema, che dimostra le sue brillanti capacità di memoria e di fisicità in un contesto non semplice da gestire, con la mente che recita ed il corpo che compie azioni tra le più disparate. Una ritmicità che incanta, affascina, conduce e travolge. Sono le fatiche di Eracle, per trovare la gloria non più dell’Olimpo ma della visibilità sociale, che lo preparano a diventare ciò che non avrebbe voluto: un social media offender. E anche qualcosa di più. C’è il viaggio nell’introspezione personale di una figura appartentemente tranquilla che di botto cambia vita. La sconvolge. La trasforma sotto il peso della povertà e dell’odio che quella condizione di indigenza provoca ed alimenta. Accresce ed irrobustisce la deriva. Ne diventa padrona. Fino a preparare la mente e la mano all’insano gesto. Nel mezzo c’è la vita: quella presente, il ricordo del passato che non, il futuro che non si può immagine senza quattrini. Una lettura moderna di un mito antico che induce alla riflessione sul tempo dell’oggi. Sulla gloria cercata e desiderata, sulla posizione sociale e le relazioni (che possono tradire nel momento del bisogno). Sulla degenerazione dei social media, dove un popolo di sconosciuti può diventare esercito d’offesa senza una ragione precisa. E’ il potere del popolo che non si incontra, ma vive insieme. Che non si conosce ma diventa solidale. Non sa perhè ma diventa uno in nome di una parola che può imbruttire il mondo: l’odio. Esso al pari dell’amore può cambiare una vita, il corso della storia. Anche della narrazione.