La storia del fachiro Blacaman raccontata da Ines Ferrante e Angelo Filomia

BLACAMAN

BLACAMAN

 

CASTROVILLARI  – Da qualche giorno in libreria il volume “Blacaman, la leggenda del fachiro tra due oceani”, realizzato a quattro mani da Angelo Filomia e Ines Ferrante.  Blacaman, un personaggio nel vero senso della parola: estroso, inventivo, esuberante, imprevedibile e soprattutto uomo che ha affermato la sua personalità in tutto il mondo. L’arte circense, funambolica e trasformistica, magica e mirabolante, ha trovato nel calabrese (di Castrovillari)  Pietro Aversa un interprete proteiforme e versatile.  Il libro documenta le sue qualità, la sua straordinaria capacità di adattamento e di mimetismo, propria dei grandi artisti.
Il sottotitolo rimanda al film di Tornatore, La leggenda del pianista sull’oceano (ispirato dal romanzo di Baricco, “Novecento”)  perchè Blacaman, così come Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, il personaggio creato da Baricco, sapeva leggere , ma non i libri. Quelli sono buoni tutti. Sapeva leggere la gente, i segni che la gente si porta addosso, posti, rumori, odori, e soprattutto, sapeva leggere i sogni, le passioni, le speranze. Ed al suo pubblico in cambio del suo carisma, rubava l’anima.

Gli autori Angelo Filomia, direttore del Diario di Castrovillari e la professoressa Ines Ferrante, studiosa d’arte e di tradizioni locali nicchiano sornioni rispetto all’indiscrezione secondo la quale, a breve, il saggio potrebbe essere l’ispirazione ad un film a cura di un noto regista italiano. In fondo Blacaman era già stato interprete in un film ad Hollywood, negli anni 40, “You can cheat an honest man” in cui il fachiro interpretava se stesso.
Curioso l’episodio raccontato dal giornalista Luigi Troccoli nell’introduzione del volume «agli inizi degli anni Novanta. Era il periodo del lungo impegno della città e del circondario per l’istituzione della provincia di Castrovillari. Il Comitato Pro Provincia, nei suoi numerosi approcci con le autorità politiche regionali e nazionali, desiderava incontrare il Presidente Giulio Andreotti. Finalmente, grazie alla mediazione del Parlamentare del collegio, il Senatore Franco Covello, una rappresentanza del Comitato, nella quale erano presenti, oltre al sottoscritto, l’avvocato Angelo Cosentino, l’ingegnere Antonio Sangineto, il Presidente del Comitato, Ciccio Muraca ed altri esponenti dello stesso, venne ricevuto in un ufficio di Montecitorio. Appena entrò, l’Onorevole Andreotti disse: “Voi siete di Castrovillari?”. Alla nostra risposta affermativa aggiunse, suscitando la nostra più grande sorpresa, “Ah, Castrovillari, il paese di Blacaman…”. Qualcuno di noi chiese: “Presidente, ma lei conosce il nome di Blacaman?” E ci rispose raccontandoci che quando era bambino, nel 1932, il papà lo portò al Teatro Adriano a vedere lo spettacolo di “Blacaman, fachiro indiano”. Senonché, come il titolare del teatro raccontò al papà di Andreotti, quella sera si era rischiato di annullare l’esibizione del fachiro, poiché questi, poco prima dell’inizio, aveva chiesto all’impresario un aumento del compenso, altrimenti avrebbe disertato la scena. Di fronte a questa minaccia, come ci raccontò Andreotti, l’impresario rispose: “Se tu non tieni lo spettacolo, dico a tutti che non sei un fachiro indiano, ma che sei di Castrovillari”. Intelligentemente Blacaman salì sul palcoscenico, il piccolo Andreotti, allora dodicenne, poté ammirarlo e la sua fama di fachiro indiano non venne scalfita”.