SANT’AGATA DI ESARO – «La Calabria, terra di emigrazione ma anche di approdo e di accoglienza per eccellenza, ha necessità, più di altre regioni, di accendere i riflettori su una problematica importante, che è quella dell’accoglienza e dell’integrazione di quanti, disperati e perseguitati, sono costretti a fuggire dai loro paesi per trovare una speranza, un rifugio ed un futuro altrove». Lo ha detto il presidente della Regione, Mario Oliverio, intervenendo al convegno sul tema: “Accoglienza, buone prassi, integrazione” promosso dal Pd di Sant’Agata d’Esaro presso la locale aula consiliare. L’incontro è stato presieduto dalla segretaria del Pd Adriana Amodio. Ha relazionato Francesca Tolve, della Direzione regionale del Partito Democratico. Sono seguiti gli interventi di Maria Carmela Aragona, della Cooperativa Kairos di Sant’Agata di Esaro, che gestisce una comunità di immigrati giunti dall’Africa nella cittadina dell’Esaro nel maggio dello scorso anno e di Giovanni Manoccio, assessore delegato all’accoglienza del Comune di Acquaformosa. Hanno portato il loro contributo al dibattito anche don Salvatore Vergara, presidente del Centro di solidarietà “Il Delfino” di Cosenza” e Monsignor Cono Araugio, Vicario generale della Diocesi di San Marco-Scalea. Alla manifestazione ha partecipato anche il deputato del Partito Democratico, Gennaro Migliore, Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema d’accoglienza e identificazione – CIE – CARA – CA. Numerosi i sindaci, gli amministratori locali e i cittadini che hanno seguito i vari interventi con grande partecipazione e interesse. «Rispetto ad un fenomeno che coinvolge migliaia di uomini e donne, molti dei quali perdono la vita in mare nel tentativo di ricostruirsi un futuro -ha proseguito Oliverio- non possiamo girare la testa e assumere atteggiamenti populisti, ma dobbiamo incalzare l’Europa a costruire un adeguato sistema di accoglienza e a stabilire relazioni sempre più intense con le aree di provenienza di questi disperati, la cui condizione è spesso frutto di miseria, sofferenza e squilibri. Bisogna concepire l’accoglienza, insomma, non come una offerta temporanea di ricovero, ma come un sistema di integrazione e di permanenza civile. Fare questo è possibile se c’è una corrispondenza da parte dell’Europa e del Paese. Gli enti locali e la Regione, da soli, non ce la possono fare. Nè si può pensare di continuare a costruire recinti dentro cui ammassare, come animali, migliaia di persone». «Il sistema di accoglienza – ha aggiunto il presidente della Regione- deve essere adeguatamente sostenuto ed articolato sul territorio. In tal senso ci sono già alcune esperienze positive a cui guardare messe in piedi soprattutto dalla Chiesa, a cui va il nostro ringraziamento che, anche in questo campo, svolge una funzione di supplenza dello Stato. Bisogna smetterla di gridare strumentalmente “al lupo, al lupo” ed utilizzare il bisogno drammatico di questi esseri umani, facendo finta di non capire che questo atteggiamento lascia spesso questi disperati nelle mani della criminalità organizzata che prima ne organizza gli sbarchi e poi ne utilizza i bisogni, sfruttandoli e trattandoli come bestie. L’operazione di accoglienza, quindi, non deve e non può essere solo di carattere umanitario e di imprescindibile rispetto dei diritti umani, ma è anche interesse di sicurezza sociale e di creazione di un clima di convivenza e di coesione civile. Auspico –ha concluso il presidente della Regione- che la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema d’accoglienza e identificazione presieduta da Gennaro Migliore, che ringrazio per aver preso parte a questo incontro, possa al più presto rimuovere situazioni umanamente non più tollerabili e che, soprattutto in Europa, possa aprirsi una nuova stagione di attenzione, di civiltà e di rispetto umano e civile verso una problematica che, se non governata adeguatamente, rischia di esplodere e di ritorcersi contro il nostro Paese e la stessa Comunità Europea».