Elettrodotto di Montalto. L’intervento dei Medici per l’Ambiente

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MONTALTO –  L’associazione Medici per l’Ambiente ISDE  “non può non auspicare che le ragionevoli richieste avanzate dalla popolazione circa la riduzione dei rischi legati all’esposizione ai campi elettromagnetici (Cem)  trovino finalmente accoglienza con le effettive ricadute pratiche da tanti anni richieste”. A dichiararlo è il suo Vice Presidente Nazionale, il castrovillarese Ferdinando Laghi, intervenuto ieri in merito a quanto sta accadendo nel territorio di Montalto Uffugo “dove una ormai decennale querelle vede fronteggiarsi la Società Terna da un lato e i cittadini montaltesi dall’altro”. E’ perciò “giusto e lodevole che i cittadini e con loro associazioni, comitati e le istituzioni più sensibili e impegnate, si battano per quello che è un diritto costituzionalmente garantito e uno dei diritti principali di tutti, quello alla salute” afferma Laghi. . Ed è “invece discutibile che chi potrebbe e dovrebbe collaborare a garantire questo diritto, magari accettando una modesta riduzione degli utili economici, sembri tergiversare, dilazionare e, alla fin fine, nei fatti, si dimostri indisponibile ad un reale e concreto intervento atto a minimizzare i rischi per la salute delle popolazioni residenti. Ciò è quanto accade sul territorio di Montalto Uffugo”. E’ fin “dal 2001 che i campi elettromagnetici (CEM) a bassa frequenza (ELF), sono stati classificati dall’Agenzia Internazionale per la ricerca sul Cancro (IARC) di Lione – Agenzia dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’(OMS)- di categoria 2B, cioè potenzialmente cancerogeni per l’uomo. Tra le varie fonti che li generano, ci sono gli elettrodotti” continua il Vice Presidente Laghi che ricorda ovviamente che “la pericolosità per la salute umana di questi campi dipende anche dalla loro potenza, ragion per cui gli elettrodotti di trasporto da 380.000 volt -il livello massimo consentito in Italia- sono quelli che presentano i rischi maggiori. L’elettrodotto che va da Rizziconi-in provincia di Reggio Calabria- a Laino Borgo- ai confini con la Basilicata-, attraversando tutta la Calabria, è, appunto, un elettrodotto di trasporto da 380.000 volt. Che sia potenzialmente nocivo per la salute delle persone – rischio cancerogeno certamente, ma anche possibili gravi alterazioni cardio-vascolari, comportamentali, endocrinologiche e altre ancora- non v’è dubbio scientifico alcuno”.