Ammazzano il cane a sprangate. Lo sdegno di Animal Amnesty

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Lo appendono a un albero per il collo e lo uccidono a sprangate in testa e sui fianchi. Filmano l’impresa e mettono il video online. E’ l’ormai nota vicenda legata alla violenza verso un cane randagio, ritenuto il responsabile dell’uccisione di due capre accaduto nei giorni scorsi a Sangineto. Autori del massacro, quattro ragazzi del luogo. “E’ stata proprio la volontà di rendere pubblico il gesto compiuto, in una sorta di schizofrenica mania di protagonismo, a determinare il loro arresto, da parte dei carabinieri della Stazione di Cittadella del Capo”. Numerosi utenti del social network sul quale era stato pubblicato il video, infatti, hanno segnalato il fatto alle forze dell’ordine, le quali hanno proceduto immediatamente all’individuazione dei quattro responsabili che hanno deferito, in stato di libertà, all’Autorità giudiziaria di Paola. L’imputazione: reato di uccisione di animali in concorso. Il video, apparso online solo per qualche ora e poi eliminato a causa della crudezza delle immagini, mostrava la violenza con la quale il randagio, un cane bianco di grossa taglia, veniva ucciso. “Non è il primo caso che si verifica nelle campagne del Tirreno Cosentino” afferma in una nota Animal Amnesty. “Solo pochi mesi addietro, infatti, è stato ritrovato un cane randagio impiccato a un albero, nelle campagne alle spalle di Paola. Ed è di pochi giorni fa la notizia del ritrovamento, davanti all’abitazione di un dirigente comunale di Cariati, sullo Jonio, sempre in provincia di Cosenza, di un altro cane massacrato a sprangate in testa. E per non citare i numerosi casi di avvelenamento, abbandono, maltrattamento”.
Animal Amnesty, nel condannare fermamente l’accaduto, “ritiene che sia ormai da considerarsi un’emergenza la diffusa pratica di accanirsi su esseri senzienti per dare sfogo a schizofreniche frustrazioni, maturate nel degrado psichico. E sottolinea come questi comportamenti siano la spia allarmante della pericolosità sociale di chi compie tali gesti. E’ necessario che la società civile condanni fermamente queste pratiche e ne prenda le distanze, isolando chi si rende responsabile di tali crimini. L’associazione animalista, relativamente all’episodio di Sangineto  comunica la propria intenzione, in fase di processo, di costituirsi parte civile. “Gli autori rischiano una condanna che va dai 4 mesi ai due anni di reclusione”.