‘Ndrangheta, maxi-blitz a Cosenza. 200 arresti della Dda

gratteri

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Da questa notte è in corso una maxi retata della Dda di Catanzaro, coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, contro la ‘ndrangheta cosentina. Sono 202 gli arresti,  254 gli indagati. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsioni, usura, esercizio abusivo del credito, danneggiamenti, reati in materia di armi e munizionamento, delitti contro la persona, contro il patrimonio, contro la pubblica amministrazione, traffico di stupefacenti, riciclaggio, reimpiego di denaro in attività economiche, intestazione fittizia di beni, scambio elettorale politico-mafioso, aggravati dalle finalità di agevolazione mafiosa.
Le operazioni sono a cura dei carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza, delle Squadre Mobili delle Questure di Cosenza e Catanzaro, del Servizio centrale Operativo di Roma, dei finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, del Nucleo di Polizia Valutaria di Reggio Calabria, con il GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma. È stato eseguito anche un sequestro di beni mobili ed immobili per un valore di 72 milioni di euro nell’ambito dell’operazione
Gli uomini  che la Dda indica come punti di riferimento della consorteria  sono Francesco Patitucci, Adolfo D’Ambrosio, Roberto Porcaro, Umberto Di Puppo, Tonino Presta, Mario Piromallo, Luigi Abbruzzese tutti gravitanti nell’area del capoluogo. Tra gli indagati sottoposti a misura cautelare (arresti domiciliari) figurano pure esponenti politici come il sindaco di Rende ,Marcello Manna. Con Manna sono coinvolti anche l’assessore ai Lavori pubblici dello stesso comune, Pino Munno, e l’assessore alla manutenzione e al decoro urbano di Cosenza, Francesco De Cicco. Tutti e tre sono agli arresti domiciliari. Nell’inchiesta sono coinvolti anche noti professionisti cosentini. Il blitz della Dda di Catanzaro, inoltre, tocca anche il territorio della Valle dell’Esaro, con nuove misure applicate al gruppo dei Presta di Roggiano Gravina. Tra gli inquisiti anche Gianfranco Ruà e Gianfranco Bruni, detto “il Tupinaro”.