Anziani malnutriti in una casa di riposo abusiva

nas foto

nas foto

 

REGGIO CALABRIA – Abbandono di persone incapaci, maltrattamenti ed esercizio abusivo della professione sanitaria. Di questo dovranno rispondere il legale rappresentante di una cooperativa sociale e due operatori socio sanitari, che lavoravano all’interno di una casa alloggio, trasformata abusivamente in una casa di riposo per anziani, ed ai quali oggi i carabinieri dei Nas hanno notificato tre avvisi di garanzia. I militari dell’Arma, su disposizione della Procura della Procura di Reggio Calabria, hanno poi sequestrato la struttura, finita al centro dell’indagine. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Marika Mastropasqua, è partita nel marzo del 2020, quando, in piena pandemia e nella fase più critica, un ospite della struttura, situata nel quartiere reggino di Ciccarello, era risultato positivo al Covid-19 e ricoverato, in gravi condizioni, al Grande ospedale metropolitano. Nel giro di un mese, lui e due donne, ospiti nella stessa casa di riposo, erano poi deceduti a causa del virus, ed altri cinque degenti risultarono contagiati. Da qui è partita un’ispezione, tesa ad accertare le condizioni della struttura e le misure messe in atto per il contenimento del contagio. Dagli accertamenti è emerso che la casa alloggio, autorizzata solo per sei unità ed “a bassa intensità assistenziale”, in realtà era stata trasformata in casa di riposo con oltre dieci ospiti, di cui molti non autosufficienti e allettati, bisognevoli di cure e terapie farmaceutiche continue e, quindi, di una assistenza altamente professionale. È stato inoltre accertato che non vi era alcuna autorizzazione né, tantomeno, erano mai state fatte le previste comunicazioni alle autorità di pubblica sicurezza, e che l’assistenza agli anziani veniva assicurata solo dalla cuoca e da due operatori sanitari. Secondo gli inquirenti erano loro che somministravano abusivamente anche i farmaci. Per l’accusa, inoltre, il legale rappresentante non riforniva adeguatamente di derrate alimentari la struttura. In virtù di ciò, molti anziani, soprattutto quelli allettati, erano malnutriti o lasciati privi di cibo, al punto che una degente era arrivata a pesare addirittura 35 chili. Gli anziani, inoltre, venivano sedati, somministrando loro massicce dosi di medicinali con effetto psicotropo. Domenico Fortunato