Sesso, soldi e vacanze di lusso in cambio di favori. In manette un magistrato

tribunale faldoni

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CATANZARO – Il magistrato in servizio alla Corte d’Appello di Catanzaro, Marco Petrini, e due avvocati, uno del foro di Catanzaro e l’altro di Locri sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su disposizione della Dda di Salerno per corruzione in atti giudiziari. Nei loro confronti pende un’accusa gravissima che li inchioda a responsabilità di carattere corruttivo «per far riottenere il vitalizio a un ex politico calabrese» e per aver agevolato «futuri avvocati per il superamento del concorso». Inoltre nell’ordinanza per motivare il loro arresto si legge anche di «gamberi, vacanze in resort e champagne» e di «16 prestazioni sessuali in cambio di sentenze». Otto i destinatari dei provvedimenti, sette dei quali con custodia cautelare in carcere e uno ai domiciliari. Le indagini, avviate nel 2018 e coordinate dalla Dda di Salerno, hanno permesso di ricostruire «una sistematica attività corruttiva» nei confronti del magistrato. Nell’abitazione del giudice sono stati trovati seimila euro in una busta. Il giudice, presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro nonchè presidente della Commissione provinciale tributaria del capoluogo calabrese, in cambio del suo intervento «per ottenere, in processi penali, civili e in cause tributarie – è scritto nel comunicato seguito alla diffusione della notizia del suo arresto – sentenze o comunque provvedimenti favorevoli a terze persone concorrenti nel reato corruttivo. In taluni casi i provvedimenti favorevoli richiesti al magistrato e da quest’ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciate in primo grado dai tribunali del distretto, provvedimenti di misure di prevenzione, già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa antimafia, nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari». Insieme a Petrini sono stati arrestati: Vincenzo Arcuri, Giuseppe Caligiuri, Luigi Falzetta, Emilio Santoro, Francesco Saraco e Giuseppe Tursi Prato) mentre l’avvocato Marzia Tassone è ai domiciliari. Nell’inchiesta figura ance altri 16 indagati. Per tutti l’accusa è corruzione in atti giudiziari. Le indagini sono coordinate dal pm Vincenzo Senatore, dal procuratore aggiunto Luigi Alberto Cannavale e dal procuratore reggente Luca Masini. Sono in corso perquisizioni a Catanzaro e acquisizione di atti presso la Corte d’Appello della città calabrese