Menelao. Il male di vivere chiuso in una scatola

menelao teatrino giullare foto angelo maggio DSC09522

menelao teatrino giullare foto angelo maggio DSC09522

 

CASTROVILLARI – Desiderio e ragione, voglia di essere e incapacità di costruirsi. Quanti drammi e verità moderne ci sono dentro il bellissimo testo di Davide Carnevali per la messa in scena “Menelao” del Teatro Giullare (foto di Angelo Maggio) ieri nella sesta giornata di Primavera dei Teatri. Profondo, sarcastico, divertente, ritmicamente brillante soprattutto in alcuni punti del suo incedere verso il finale mette in luce anche la grande abilità attoriale dei protagonisti (Giulia dall’Ongaro ed Enrico Deotti) che riescono a far “parlare” più presenze usando il fascino sempre vivo delle “marionette” e di tanti oggetti di scena che animano e popolano il mondo della casa degli Atridi. Tutto rinchiuso in una scatola, alla ricerca della verità nei “libri” dei quali bisogna essere protagonisti, alla mente rimanda l’incubo moderno di chi vive di “social” dove se non appari non esisti, se non tagghi non sei nessuno, se non hai una “storia” sei inghiottito dall’oblio virtuale di un mondo di cui vorresti essere parte ma che in verità non esiste. E ciò che ti passa accanto, che vive con te è quasi dimenticato mentre sei alla ricerca della sua “visualizzazione” migliore. Menelao è un uomo molto contemporaneo nella sua ricerca di visibilità, in quel grande fratello della vita che spesso vorrebbe solo vederti normale (moglie, casa, lavoro, figli) mentre tu cerchi di diventare eterno, dimenticando che per esserlo – a volte – basterebbe non dover per forza essere eroe ma lasciare traccia del tuo esistere e farlo radicare nel cuore di quelli che verranno dopo di te. Ma, come diceva il fisico matematico Blaise Pascal, «il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce» e quindi tutto prende il sopravvento sulle paure dell’essere dimenticato, del non saper vivere davvero, del non volerlo fare fino in fondo. Quantra struggente modernità c’è in quell’uomo rinchiuso nella scatola del suo esistere che cerca appassionatamente una ragione per uscirne fuori. Per farsi vedere alla luce del mondo nella sua fragile ed onnipotente bellezza di esistere, nascere e morire, amare e soffrire, senza dover perder tempo a chiedersi il perchè.