Lsu-Lpu, la rabbia dei precari invade l’autostrada. Sindacati: il governo si è dimenticato della Calabria

Lsu Lpu Cosenza

Lsu Lpu Cosenza

 

COSENZA – Traffico in tilt e rabbia alle stelle. La protesta annunciata dei lavoratori Lsu ed Lpu della Calabria è ritornata in piazza stamane, sotto una pioggia battente, quando presso lo svincolo di Cosenza in centinaia hanno bloccato l’ingresso dello svincolo autostradale per manifestare il didagio dovuto alla condizione inesistente, al momento, di un futuro per la loro condizione occupazionale. In piazza le voci del dissenso verso la maggioranza di governo, che ancora non ha dato concreto seguito agli impegni assunti dal ministro Lezzi. Di fatto, nella Legge di Bilancio in discussione al Parlamento, non sono previste le risorse per proseguire nel percorso di contrattualizzazione e progressiva stabilizzazione di questi lavoratori, da più di vent’anni alle dipendenze dei comuni, utilizzati per assolvere allo svolgimento di servizi essenziali, senza diritti e senza la certezza di una stabilità. Nonostante una delegazione sia ancora a colloquio con il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, la protesta continua annunciano il segretario generale Cgil Calabria, Angelo Sposato, il segretario generale Cisl Calabria, Tonino Ruzzo, ed il segretario generale Uil Calaria, Santo Biondo. «La protesta non si ferma perché il Governo si è dimenticato della Calabria. La mancanza di risposte sulla delicata vertenza dei lavoratori precari calabresi ci preoccupa. L’interlocuzione istituzionale, già esigua sin dalla prima ora, adesso si è completamente paralizzata. La Calabria chiama e Roma non risponde. Seguendo un solco tracciato dagli amministratori precedenti anche il “Governo del cambiamento” sacrifica, ancora una volta, la voglia di riscatto della Calabria». La discussione in Commissione bilancio al Senato sull’emendamento “salva precari” pare non abbia fatto passi avanti. La possibilità che potrebbe essere offerta agli enti locali calabresi di derogare alle norme statali e procedere ad un prolungamento del rapporto lavorativo con i precari presenti in pianta organica non può bastare. Senza la copertura economica e finanziaria del provvedimento, senza la storicizzazione di questo finanziamento, la vertenza non si risolve. Chi è precario oggi, chi lo è da oltre venti anni, continuerà ad esserlo anche in futuro. Questo è inaccettabile. «Questi 4500 lavoratori, che hanno investito per oltre venti anni la loro vita in un’esperienza lavorativa al servizio dei cittadini calabresi, che hanno fatto muovere la macchina burocratica di centinaia di comuni, che sono stati costretti ad accettare una forma prolungata di “caporalato di Stato”, adesso, si troverebbero in stato di povertà assoluta. Per loro, che chiedono dignità e lavoro, non può bastare la paradossale e nemmeno scontata ricaduta nel bacino dei percettori del reddito di cittadinanza. Allo stato attuale, poi, non si comprende quale sia il contributo offerto da questo Governo al cambiamento di rotta di una regione che è stata martoriata, tradita ed abbandonata da chi, sino ad oggi, ha amministrato la cosa pubblica nazionale. Ai rappresentanti della maggioranza di Governo vorremmo ricordare i rischi concreti che questa disattenzione si porta dietro. Intanto, quello di provocare l’esplosione di una bomba sociale. Poi, di trasformare in povertà assoluta venti anni di esperienza professionale al servizio dello Stato. Infine, di provocare un blocco dei servizi resi ai cittadini, con un conseguente aggravio di spesa per la Nazione intera, e la paralisi completa per tutti quei Comuni che, in questi anni, sono stati martoriati da una politica di austerità che ha bloccato la spesa corrente e reso asfittiche le loro casse. Crediamo che questa Regione sia stata derubricata dall’agenda politica del Governo. Niente di più devastante per l’economia di un territorio già messo in ginocchio da una crisi prolungata, dall’assenza di investimenti pubblici e privati e dalla miopia di una classe politica distratta dai giochi di potere. Ci auguriamo che la mobilitazione dei lavoratori possa sensibilizzare il Governo, i cui rappresentanti di maggioranza non hanno ancora espresso una posizione istituzionale, su questa vertenza e stimolare l’avvio di un tavolo di confronto nazionale permanente. Allo stesso tempo, infine, chiediamo un sussulto d’orgoglio alla deputazione parlamentare calabrese che su questa vicenda, a parte qualche sparuta presa di posizione, pare aver pavidamente abdicato al proprio ruolo politico ed istituzionale».