CAPO VATICANO – E’ in pieno svolgimento il convegno sulle fonti musicali in Italia e il ruolo dell’associanismo regionale, promosso dall’Istituto di bibliografia musicale calabrese. Nella lunga lista dei beni culturali che si trovano custoditi presso i principali archivi e biblioteche nazionali la voce relativa ai beni musicali occupa un posto tutt’altro che trascurabile. L’Italia è sempre stato uno dei principali luoghi di produzione del repertorio musicale europeo ed oggi si trova a detenere uno dei più ingenti patrimoni musicali mondiali costituito da partiture, spartiti, manoscritti di musica antica, stampe di varia natura e provenienza che continuano ad attirare l’attenzione di studiosi di tutto il mondo per il loro alto valore di rappresentatività culturale. Questo «patrimonio immenso» – spiega il professor Francesco Paolo Russo – «è stato oggetto di studio, catalogazione, diffusione a mezzo di esecuzione musicale grazie anche al lavoro di numerosi enti regionali che hanno avuto come attività precipua quella della valorizzazione di questo lascito musicale e che contano ormai un’attività più che trentennale». Anche la Calabria ha una ricca documentazione in tal senso grazie all’Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese che nel corso di un trentennio di attività ha consentito di meglio definire il ruolo della nostra regione all’interno dello sviluppo di questa disciplina. «Lo studio delle fonti musicali calabresi, complicato dalla parcellizzazione delle istituzioni interessate alla musica nel corso dei secoli, ha dimostrato incontrovertibilmente il ruolo tutt’altro che secondario di una regione pur priva da sempre di centri politici principali in grado da fare da referenti di importanti figure di operatori musicali». Ma a che punto è oggi la ricerca sulle fonti musicali? Quanto è stato fatto e quanto resta ancora da fare nel campo della catalogazione, della digitalizzazione e della conservazione di questi testimoni di una fetta così importante del nostro patrimonio cultuale? Sono alcuni degli interrogativi al quale proverà a rispondere la tre giorni organizzata a Capo Vaticano e che si concluderà domani 7 ottobre, alla presenza di vari referenti, nei rispettivi livelli regionali, della ricerca sulle fonti musicali italiane per tracciare un profilo il più possibile accurato dello stato dell’arte della valorizzazione del patrimonio musicale italiano. Promosso per festeggiare i trent’anni dell’Ibimus calabrese, il convegno vede la partecipazione di importanti musicologi italiani come Agostino Ziino da sempre impegnato nel campo della valorizzazione delle fonti musicali, Bianca Maria Antolini direttrice della rivista Fonti Musicali Italiane il presidente della Società Italiana di Musicologia che ha dato il patrocinio a questa iniziativa e altre figure importanti del mondo musicale nazionale. Ad arricchire il convegno mostre e concerti musicali.