CASTROVILLARI – E’ affascinate incontrare le compagnie nello spazio del mattino in cui si presenta la quotidiana rassegna di spettacoli di Primavera dei Teatri. Perchè si dialoga, ci si confronta, ci si “sbottona” sul sentire e sul metodo che anima la nascita di una performance, che il pubblico vede la sera negli spazi teatrali ricavati nei contesti citatdini. E la cogli sempre questa linea sottile di congiunzione, che il direttore artistico Dario De Luca ripete non essere pensata, ma di fatto esiste. «Gli spettacoli si parlano» dice da quattro giorni il co-direttore artistico della rassegna sui nuovi linguaggi scenici. Come nella quinta giornata, nella quale due prime nazionali ed un’anteprima, sembrano accomunarsi per il racconto lucido e pungente del presente. Come se il teatro volesse continuare ad essere uno strumento culturale per suscitare riflessione e svegliare le coscienze di una società troppo assuefatta dall’immagine esteriore. “Confessioni di un masochista”, prima nazionale che ricade nel progetto Europe Connection, oltre ad essere un’opera dal respiro europeo scritto da Roman Sikora per la regia di Francesco Aiello, con Alessandro Cosentini e Francesco Rizzo, è stata un’occasione per «uscire un pò fuori casa» confessano gli autori. Con Roman la compagnia Teatro Rossosimona ha scoperto una vicinanza di linguaggio. E nell’ambito della residenza di Roman in Calabria si è provato ad adattare il testo ad un contesto italiano, visto che è frutto di una denuncia di protesta vissuta dall’autore straniero per sottolineare il «masochismo» di chi non si ribella al sistema. Le tematiche dell’Amleto classico si ritrovano nella rilettura «molto particolare» offerta dalla Compagnia Berardi Casolari e Teatro Dell’Elfo in “Amleto take way”. Un «ritratto collettivo» – spiega Gianfranco Berardi in scena con Gabriella Casolari – di una «crisi vissuta» qualche tempo fa. Il mondo rovesciato dove «l’etica è una banca, la guerra si fa per la pace, e le bombe sono intelligenti» ha detto in maniera provocatoria l’autore, ci serve per parlare della «pornografia morale di quest’epoca di cui siamo protagonisti, vittime e carnefici». Una profonda riflessione sulla condizione esistenziale dell’essere umano sempre più pronto alla logica del “funziona lo tengo, non funziona lo butto” applicata anche all’amore e alla cultura. Ma ci può essere un modo diverso di poter vivere: il binomio inevitabile del «soffro ma sogno». Sempre di fotografia del presente parla “Calcinculo” di Babilonia Teatri, anteprima nazionale, che riporta sulla scena insieme Enrico Castellani e Valeria Raimondi. «Non ci mettiamo sul piedistallo, come borghesi illuminati, ma siamo parte di questo mondo» e vogliamo trasmettere la consapevolezza del «mondo in cui stiamo» e che c’è una linea di confine tra «la denuncia ed il ghigno». Una sorta di appello alla volontà di trasmettere la «voglia di ballare sulle macerie» di un mondo malato, di un tempo ossessivo in cui parole e immagini non riescono più a raccontare da sole. Allora la musica «arriva in soccorso come una medicina o una miccia esplosiva».