CASTROVILLARI – U’ crivu (setaccio in dialetto castrovillarese) è stato il segno tangibile del quotidiano e certosino lavoro che la redazione, coordinata da Simone Nebbia di Teatro e Critica, ha svolto nell’edizione passata di Primavera dei Teatri. L’esperimento di un laboratorio sulla scrittura del teatro, con la contemporaneità di un festival, ritorna anche nell’edizione 2018 della rassegna di Scena Verticale sui nuovi linguaggi. Giorno dopo giorno il lavoro della redazione, che si compone nei giorni del festival, segue gli eventi, propone una riflessione quotidiana che è fortemente legata al contesto in cui vive. «La sensazione – secondo Simone Nebbia – è che in luoghi contenuti (come può essere Castrovillari) si possa realizzare un contatto più reale con i territori e ci sia la possibilità in più nel fornire uno strumento che possa far da tramite alle informazioni da portare». U’ Crivu diventa un mezzo per «costruire un sentimento di comunità» che in parallelo si sposa con il sentimento del tempo di Ungaretti. Alla redazione (che si compone di volontari che si calano nella realtà del festival come osservatori e apmplificatori delle sensazioni e dei temi che gli spettacoli rilanciano al sentire comune) si chiede di avere «curiosità e disponibilità», di accettare «il gioco» per cercare di «raccontare la realtà contemporanea di Castrovillari e del mondo attraverso i temi e le eststiche degli spettacoli teatrali». Scrivere una recensione di uno spettacolo ha senso se diventa una «sonda all’interno dello spettacolo, permette a quanto emerge dallo spettacolo di non fermarsi li ma diventa un materiale ulteriore di riflessione su quella esperienza artistica». Arrivare in un contesto con un marcato isolamento con questi laboratori è come innescare una «sorta di invasione creativa che deve trovare trovare il linguaggio per mettersi in contatto con il posto e con chi in quel posto resta». In uno scambio continuo di saperi che permette ad ognugno di «essere tirocinio dell’altro».