MORMANNO – Lo ha definito un «vergognoso» scaricabarile imputabile «solo ed esclusivamente all’esecutivo nazionale». Paolo Pappaterra, vice sindaco di Mormanno, interviene sulla vertenza dei precari calabresi sottolineando i «deficit conoscitivi della materia, incompetenza politica nel trovare la soluzione nonostante Sindacati, Sindaci, Anci, Regione Calabria e parte della deputazione calabrese hanno già provveduto a tracciare una linea da percorrere». La vertenza che vede coinvolti circa 4500 Lsu/Lpu e le loro famiglie rappresenta l’esempio – secondo l’amministratore di Mormanno – di come si possa negare «la dignità di essere lavoratori e di esercitare il loro dovere nel pieno delle loro funzioni». Il 31 dicembre 2018 scadrà il contratto di questi lavoratori che ogni mattina «sono essenziali per far funzionare la macchina amministrativa di molti Enti, che grazie soprattutto al loro impegno riescono a garantire servizi essenziali per i cittadini». «Vorrei porre all’attenzione su due cose – ha aggiunto l’amministratore di Mormanno – se i Comuni insieme alla Regione Calabria sono riusciti a storicizzare la spesa per il pagamento del loro stipendio, come fa un Governo su una manovra di circa 60 miliardi di euro a non trovare appena 50 milioni? Come si può promettere dignità con il reddito di cittadinanza se poi non si è in grado nemmeno di mettere fine ad una situazione di precariato? Spero che la soluzione economica e giuridica (che riguarda le deroghe) venga trovata in fretta altrimenti, noi amministratori saremo costretti a dire ai nostri cittadini che per scelte “dettate da Roma” non potremo più continuare ad espletare servizi essenziali per le nostre Comunità. Da amministratore e cittadino di questa terra dico ai lavoratori di non mollare, di non demordere e fare di questa battaglia quella della loro vita, come insegnamento soprattutto ai loro figli. Nella speranza che la manifestazione di venerdì a Catanzaro presso la Prefettura possa smuovere l’attenzione dell’esecutivo, spero di vedere insieme ai lavoratori molti Sindaci, perché questa è una battaglia comune».