Tradito lo spirito del Pd. Crescente (già vice segretario) lascia

Crescente Frncesco Pd

Crescente Frncesco Pd

 

CASTROVILLARI – Francesco Crescente, già vice segreterio della sezione cittadina, lascia il Partito Democratico non senza amarezza. Lo fa con una lettera aperta al partito ed al segretario Antonello Pompilio nella quale motiva ampiamente i motivi di una scelta che arriva dopo anni di intensa militanza. «Devo constatare – scrive – che quel grande progetto di partito “nuovo“ e partecipato ha assunto i connotati di partito dell’establishment, delle banche e dei comitati familiari e d’affari nelle postazioni di vertice dell’amministrazione pubblica, con il sacrificio più totale, in una società già avvilita ed esasperata, degli interessi e delle condizioni di vita dei giovani, degli anziani, dei lavoratori, delle famiglie, dei più poveri e bisognosi. Crescente fu uno dei fondatori del Circolo di Castrovillari, semplice iscritto, componente del direttivo, già vice segretario del Pd di Castrovillari e recentemente candidato alla convenzione provinciale e all’assemblea nazionale in occasione delle ultime primarie, per la lista “Noi con Emiliano“. Ma è il referendum costituzionale del 4 dicembre scorso l’ago della bilancia in questa sofferta decisione. La vicenda della riforma costituzionale è stato il culmine di «un malessere sopportato da troppo tempo, alimentato da fatti ed atti politici precisi che riguardano soprattutto la politica nazionale: il patto del Nazareno, il governo di Letta abbattuto con un hashtag, il governo con la destra, i franchi tiratori che hanno impallinato uno dei padri fondatori del Partito, le politiche del lavoro riassunte nel jobs act, le modifiche alla nostra Carta Costituzione, con una legge fatta male e una campagna elettorale fatta peggio, il disastro della legge elettorale abbattuta con sentenza della Corte Costituzionale». Il Pd in questi anni «ha davvero cambiato verso – aggiunge – trasformato “geneticamente” con soggetti che nulla hanno a che vedere con la storia e la cultura di sinistra e dove si attuano scelte che dovrebbero connotare altre forze politiche ma non la nostra (si veda da ultimo il cd decreto Minniti). Doveva essere il partito di tutti ed è diventato un partito di tipo padronale dove il dissenso viene liquidato come fronda irrilevante». A Crescente non va già l’arroganza che è diventata uno «stile politico» di un partito che «doveva rinnovare ed innovare, non solo come dato anagrafico quanto soprattutto del modo di fare politica, e che invece è di conservazione e di rottamazione dei contenuti.

Non era questo il Partito che avevo in mente quando vi ho aderito». «Mai – aggiunge – è stato utilizzato lo strumento del referendum previsto dallo Statuto per innescare una discussione sulla visione di futuro e sui confini delle alleanze, per discutere delle grandi riforme come ad esempio la legge elettorale e quella sul lavoro». I circoli del PD hanno «potenzialità di elaborazione politica e programmatica che non sono considerate, mentre i militanti meriterebbero molto di più che essere utilizzati solo come forza lavoro per i gazebo delle primarie e per gli stands delle feste dell’Unità». Insomma il Pd che Crescente vede di fronte a sè «è un partito che perde di vista il bene comune e diventa luogo dove esercitare il potere fine a sé stesso». Crescente però non lascia la politica: «la passione – conclude – c’è ancora, gli ideali e i valori resisteranno sempre».