Una notte indescrivibile, che solo a ripensarci crea sgomento e incredulità. Lo dice senza mezzi termini la donna di cinquantuno anni che ha scelto – attraverso la nostra testata – di denunciare quanto accaduto qualche giorno fa in Pronto Soccorso. Da quasi un mese soffre di una disturbo non meglio ancora definito che non le permette di trattenere i liquidi. Vomita ininterrottamente tanto che alcuni medici dell’ospedale che la seguono e le stanno facendo diversi accertamenti per definire la sua patologia la alimentano con flebo, aminoacidi, vitamine. Nelle ultime settimane la perdita di peso in maniera importante si è trasformata in un bisogno urgente di rivolgersi al Pronto Soccorso. Ma più che una salvezza o una risposta al proprio bisogno di aiuto, quella scelta si è trasformata in una vera e propria odissea.
Nonostante avesse portato con se le carte che testimoniano la sua urgenza di un ricovero in Medicina – così come consigliato da un medico che la segue – per ore è rimasta senza assistenza, “scavalcata” si fa per dire da urgenze ritenute più importanti dai medici della struttura ospedaliera d’emergenza. Prima adagiata su una sedia a rotelle sgangherata, poi con il sopravvenire della sera e avendo poche forze per rimanere seduta, ha chiesto il posto su una barella che non c’era. Troppe le persone che in quella giornata (ahimè) si sono rivolte al Pronto Soccorso dello Spoke della città del Pollino per poter sopperire alle richieste di tutti. La donna ha potuto usufruire, insieme ad altre sventurate come lei, di una coperta da adagiare in terra e dove trascorrere la notte (come testimonia la foto che pubblichiamo e altre in nostro possesso). Il piano terapeutico che la riguarda e che dimostra il deperimento organico importante subito dal suo corpo necessitava di un approfondimento che non c’è stato. In continuo consulto con il medico che la tiene in cura e che non capiva come mai non si effettuase un ricovero d’urgenza, ha scelto cosi, dopo un giorno e una notte tra le corsie del Pronto Soccorso, di far ritorno a casa per evitare di prendere qualche altro malanno rimanendo sdraiata in terra. Una storia che richiama la necessità da parte dell’Asp di adoperarsi per rispondere al diritto di salute che in questo territorio sembra sempre più una impresa poter ricevere ed esercitare.