Sconfitte le Civiche su tutta la linea. Il ricorso elettorale è una debacle giudiziaria

Santagada Attesa

Santagada Attesa

 

CATANZARO – Leggendo la sentenza conseguente al dispositivo di irricevibilità ed inammissibilità del ricorso elettorale presentato dalle Liste Civiche si capisce che Peppe Santgada ed i cittadini elettori (riconducibili al movimento Solidarietà & Partecipazione) hanno perso su tutta la linea messa in piedi per contestare il voto democraticamente espresso dai cittadini di Castrovillari nel giugno dello scorso anno al termine di una campagna elettorale al vetriolo. Si parte dal primo motivo iscritto nel ricorso che riguarda le presunte irregolarità nella raccolta firme prodotta dal centro sinistra. Secondo quanto sostenuta dall’opposizione «l’autenticazione delle sottoscrizioni» a sostegno delle liste che hanno sostenuto la candidatura di Domenico Lo Polito «sarebbe viziata perché eseguita da Gerardo Pascale, Cancelliere del Tribunale di Castrovillari, all’esterno del proprio ufficio e al di fuori dell’orario di servizio». Il Collegio ha ritenuto che «il potere di autenticazione delle sottoscrizioni da parte dei pubblici ufficiali, fermi i limiti territoriali delineati dalla giurisprudenza non sia riconnesso né al luogo fisico del suo esercizio, né ai limiti temporali dell’attività lavorativa del pubblico ufficiale» è scritto nella sentenza. Altro punto riguarda l’autenticazione della sottoscrizione apposta da Domenico Lo Polito in calce all’accettazione della candidatura dal parte delle liste. Secondo la corte «generica è la censura, sempre proveniente dalla parte ricorrente, secondo la quale le date contenute nei documenti presentati a corredo della candidature avversarie sarebbero state spesso corrette a penna. Ed infatti, non vengono indicati gli atti e i documenti cui si riferisce la censura, né la rilevanza dell’eventuale correzione». Questioni che fanno dire alla corte che «non emerge la fondatezza dei motivi di ricorso – principale o incidentale – relativi alla fase di presentazione delle candidature, i quali debbono tutti essere rigettati». Nel merito dei voti contestati nelle singole sezioni da Santagada contro Lo Polito e dal Sindaco eletto contro il suo ricorrente alla fine della verificazione la corte ha evidenziato che al candidato alla Carica di Sindaco Giuseppe Santagada avrebbero dovuto essere attribuiti 4.925 voti, sicché lo scarto tra i due candidati sarebbe dovuto essere di 12 voti. Anche i voti assistiti sono stati giudicati leggittimi ed è così apparso evidente alla corte che non c’è stato «interesse a proseguire nell’esame delle doglianze, atteso che tali voti non sono numericamente sufficienti a immutare il risultato della consultazione elettorale». Ai ricorrenti sono stati anche addebbitate il «pagamento delle spese di verificazione, che saranno liquidate con separato decreto a seguito di presentazione di apposita istanza da parte del nominato verificatore» mentre ha deciso di compensare «tra le parti le spese e le competenze di lite». Per completezza di informazione si fa presente che la corte nella sentenza ha dichiarato inamissibile il ricorso incidentale presentato da Peppino Pignataro il quale «ha ricevuto la notifica del ricorso principale il 27 luglio 2015, sicché la notifica del ricorso incidentale è avvenuta dopo la decorrenza per lui dei termini per proporlo. Al contrario, poiché agli altri controinteressati il ricorso è stato notificato in data successiva, il loro ricorso incidentale è tempestivo».  Così come si è ricordato nella sentenza dei giudici che «la giurisprudenza consolidata ha precisato che nel giudizio elettorale sono inammissibili i motivi aggiunti dedotti a seguito delle verifiche istruttorie disposte dal giudice in relazione alle originarie censure essendo da considerare ammissibili solo quelli che costituiscano svolgimento di censure tempestivamente proposte. Nel caso di specie, i motivi aggiunti proposti da Domenico Lo Polito non costituiscono svolgimento delle censure già proposte, bensì allegazione di ulteriori irregolarità – riscontrati in sede di verificazione – che avrebbero inficiato il procedimento elettorale» tanto da ritenerli «inammissibili». Così si sono espressi Vincenzo Salamone (Presidente), Francesco Tallaro (Referendario, Estensore) e Germana Lo Sapio (Referendario).