Saracena in Comune. Il bando per il centro turistico di Novacco andava revocato.

Novacco contin

Novacco contin

SARACENA – Il bando per l’affidamento del centro turistico di “Novacco” (nella foto di Stefano Contin)  era da revocare. Non lascia spazio sulla questione il movimento politico Saracena in Comune che attraverso una nota, punta il dito sulla struttura, chiusa da tre mesi, e sui modi di gestione della stessa.  “Il furto dei gruppi elettrogeni, sul quale si spera che si faccia piena luce al più presto, ha fatto solo scoppiare contraddizioni che venivano da lontano. L’amministrazione comunale, che ha gestito il bando per l’affidamento delle strutture ereditato dalla precedente amministrazione, sapeva, doveva sapere, che le stesse non avevano i requisiti minimi per ospitare attività ricettive e di ristorazione”. In definitiva “quel bando andava revocato, in ‘autotutela’. Prima si doveva mettere tutto ‘a norma’, poi si avviava il procedimento per l’affidamento delle strutture, garantendo nel frattempo un’adeguata sorveglianza delle stesse”. Gli immobili, “peraltro, non erano accatastati, ma, a quanto pare, avevano l’agibilità. Ma si poteva rilasciare il certificato di agibilità senza i ‘requisiti igienici e di sicurezza’ richiesti dalla legge? A meno di smentite, non risulta che gli stessi immobili fossero allacciati ad una fognatura ovvero che fossero serviti da apposite (e proporzionate all’utenza) vasche o pozzi per il regolare smaltimento delle acque reflue, nonostante la loro ubicazione in piena area protetta”. Saracena in Comune mette in dubbio anche se la messa in servizio dei gruppi elettrogeni, “sia stata mai comunicata alle autorità ed agli uffici competenti e chiesta, qualora la loro potenza l’avesse richiesto, una regolare ‘licenza di esercizi’ per la produzione di energia (Ufficio Tecnico della Finanza dell’Agenzia delle Dogane)”. Secondo Saracena in Comune ci sarebbero, a questo punto, tre problemi molto gravi. “Il primo. “La struttura è chiusa, esposta al rischio di altri furti e ad atti di vandalismo. Un vero peccato, se si pensa a quanti soldi pubblici sono stati spesi negli ultimi quindici anni (parliamo di miliardi di vecchie lire che rende meglio l’idea). Si profila il rischio di un gigantesco danno erariale.Il secondo. La chiusura delle struttura ha già avuto come conseguenza il blocco di ogni altra attività sportiva, ludica, escursionistica e formativa a cura di soggetti privati ed associazioni di scopo. Il terzo. C’è il rischio concreto che si apra un contenzioso giudiziario dagli esiti imprevedibili tra il comune e la società concessionaria. Un’altra storia di malagestione della cosa pubblica che finisce in tribunale, come tante altre che abbiamo conosciuto nel passato, che potrebbe costare cara alle casse del comune, quindi all’intera collettività”.Dispiace  – conclude la nota – “che si sia arrivati a questo punto. Per questa, come per altre questioni aperte, in ogni caso, il sindaco e l’amministrazione comunale farebbero bene a togliere il disturbo. Per manifesta incapacità a governare questo nostro bello ma sfortunato paese”.