Rosario Rummolo simbolo di tutti i soprusi. La sua protesta amplifica le voci rimaste nel silenzio

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CASTROVILLARI – Per qualcuno sarà la protesta scomposta e forse anche disperata di un singolo. Per molti è divenuto il simbolo di tutti i soprusi vissuti e rimasti nel silenzio che, anche grazie al suo coraggio, oggi trovano voce e sentono il dovere di farsi sentire. Al quinto giorno di sit – in la storia di Rosario Rummolo non è più un caso personale, ma diventa storia di popolo. Di quella gente che ogni giorno si sente oppressa dal potere dei forti e per paura resta nel silenzio subendo supina le angherie di quanti pensano di essere onnipotenti. Basta restare pochi minuti nei pressi della postazione che il movimento #iostoconrosario ha allestito nei pressi dell’Autostazione, dove dal 30 agosto il giovane autista si è incatenato, per ascoltare storie di vessazione in vari campi di lavoro che oggi grazie a questo modo di farsi sentire “dal basso” trovano il coraggio per esporsi in prima persona e dire “basta” a chi li vorrebbe tutti nel silenzio della rassegnazione. Ecco perchè in pochi giorni la richiesta di esercitare un diritto è diventata più di una questione personale di un singolo lavoratore, ma sta assumendo i contorni di un movimento di uomini e donne che scelgono la verità al posto del silenzio, il coraggio al posto della paura, e credono che insieme si possa cambiare la storia di quanti con arroganza credono di esercitare il potere contro ogni legge. Magari non sarà ancora arrivato il segnale che Rosario Rummolo si aspettava dalla politica (davvero latente e troppo impegnata a non disturbare amici e potentati) o dall’azienda (che probabilmente attende l’esito della vertenza legale in corso con il dipendente) ma di sicuro la protesta messa in atto ha scatenato una ondata di solidarietà e vicinanza, di coesione sociale e unità dal basso che poche volte si era vista in città. Rosario Rummolo ed il movimento #iostoconrosario di certo non mollano ed hanno deciso di andare avanti ad oltranza. Anzi hanno annunciato di voler alzare il livello della protesta se da qui a qualche giorno il silenzio di chi è deputato a rispondere delle richieste legittime del lavoratore licenziato da 17 mesi resterà ancora nel silenzio arrogante dietro il quale si è trincerato. Rosario chiede di poter ritronare a vedere il proprio nome sul fogliaccio di servizio al più presto. In attesa che questo accada continua con il sorriso e l’eleganza che gli sono propri a ribadire la sacrosanta giustizia di poter esercitare un diritto, anzi due. Quello al lavoro e quello alla verità.