CIVITA – E’ stata una grande macchina operativa, che non ha lasciato nulla al caso, quella che ha operato dalla prima chiamata di soccorso di ieri all’ultima ricerca portata a termine nella giornata di oggi. «Siamo qui per cercare persone vive e sono convinto di trovarli». Francesco Berti (nella foto) ha addosso la stanchezza di una lunga ricerca nel greto del fiume Raganello coperto di limo e ghiaia, ma la speranza dipinta nel volto. La sua fierezza di appartenere al corpo del Soccorso Alpino del quale è membro della scuola nazionale di Soccorso in Forra gliela leggi negli occhi. Partito dall’Umbria, dove risiede, nella notte ha viaggiato insieme ai suoi uomini per arrivare sul Pollino, indossare la muta e calarsi nelle acque torbide del Raganello per prestare soccorso a chi aveva bisogno di aiuto. «Ci addestriamo per questo tipo di emergenze» confessa ai nostri microfoni. E’ uno dei tanti specialisti giunti a Civita da ogni parte d’Italia per stringersi attorno ad un popolo – questa volta quello calabrese – ferito dalla potenza della natura che non ha lasciato scampo a dieci vite, scese nel Raganello per una giornata di svago. La sua squadra operativa ha bonificato il greto del fiume dalla Banca degli Oleandri fino al Ponte del Diavolo alla ricerca di dispersi o altri corpi senza vita. In squadre da cinque persone, con l’utilizzo di sonde tipo quelle da valanghe, si sono calati nel fiume cercando di ispezionate le vasche che prima della piena erano profonde, ora sono invase dall’acqua e detriti fino alla cima. Si ispezionano i punti di morta e di corrente, soprattutto nelle insenature dove la forza dell’acqua ha potuto spingere corpi o materiali. Tra le nicchie delle pietre e del torrente si procede palmo a palmo operando la cosiddetta bonifica degli ambienti che consente di decretare una zona priva di elementi utili alle ricerche. La forza dell’acqua qui è stata dirompente. Ci sono «segni evidenti che l’acqua è alta due metri». In un greto cosiì stretto «l’acqua sale in maniera molto rapida» con la potenza con la quale ieri si è manifestata. Persone comuni che operano in ambienti straordinariamente complessi, cercando di salvare vite. E’ grazie a loro se la tragedia di ieri non ha assunto proporzioni più drammatiche. Il loro intervento e quello degli altri corpi speciali dello Stato ha permesso di salvare 23 vite. A questi uomini si deve il grazie più forte.