CASTROVILLARI – Pressanti richieste estorsive nei confronti di commercianti ed imprenditori locali, portate avanti con armi, bottiglie incendiarie, danneggiamenti e bossoli calibro 7.65 lasciati come avvertimento davanti le saracinesche degli esercizi prescelti. Una strategia del terrore, quella esercitata da Francesco e Cosimo Abbruzzese insieme a Salvatore Lione, Fabiano Falcone e Francesco Cavaliere, finiti in manette nei giorni scorsi nel corso dell’operazione Nerone, che però era coordinata con i vertici di Timpone Rosso che dettavano la linea di intervento sugli esercizi commerciali stando bene attenti a non “prenderli tutti alla gola”. Si legge chiaramente nelle intercettazioni dell’inchesta – coordinata dal sostituto procuratore Simona Manera, messa a segno dagli uomini dei Carabinieri della Compagnia di Castrovillari, agli ordini del Maggiore Giovanni Caruso – che la testa pensante del clan cassanese aveva fatto ben presente come alcuni esercenti castrovillaresi non dovevano essere toccati. Era Francesco Abbruzzese in contatto con i vertici di Timpone Rosso a riferire ai suoi sodali quelli da lasciar stare perchè già sotto il controllo di una strategia estorsiva più in alto in grado di loro. Gli “intoccabili” «hanno già pagato a loro» – si legge tra le righe delle intercettazioni che hanno irrobustito il quadro indiziario a carico dei cinque oggi in carcere – «mica possono pagare un’altra volta». E nel mentre dialogano su quelli da salvare nel quadro criminale da mettere in atto che voleva mettere a ferro e fuoco la città di Castrovillari – come è stato riferito dagli inquirenti nel giorno dell’arresto – si confrontano sul momento più opportuno per andare a fare «le imbasciate» (le richieste estorsive, ndr) che è meglio fare la mattina. Avviene in effetti così il 7 ottobre quando Cosimo detto Cocò e Francesco Abbruzzese si presentano all’Antes Auto insieme ad un meccanico castrovillarese per noleggiare una vettura. Le auto a noleggio venivano usate per “rendersi invisibili” alle intercettazioni delle forze dell’ordine, come è stato spiegato dagli inquirenti, e compiere indisturbati gli atti criminosi in città. Dopo aver concordato auto e prezzo però Cocò dichiara di non poter pagare l’anticipo che serve da prassi per avere la macchina. Ma l’accordo salta perchè senza soldi il concessionario non concede l’uso della vetture. La notte seguente, quello sgarbo dell’imprenditore castrovillarese ai rampolli della criminalità, gli costerà l’incendio all’autosalone che ingoierà dieci vetture e danneggerà lo stabile di proprietà. E’ l’inizio dell’escalation di attentati incendiari e minacce che per venti giorni seminerà il panico tra i commercianti. Dopo una settimana, toccherà ad un’altra concessionaria di auto poco distante dalla prima trovare un messaggio inequivocabile: una bottiglia di plastica con due bossoli 7,65 davanti in cancello. L’avvertimento al rifiuto ricevuto il giorno prima da Abbruzzese Francesco per un nuovo noleggio di auto, senza soldi, dovuto al fatto che già la scorsa estate la concessionaria aveva noleggiato auto ad un prestanome di Villapiana ritrovandosi poi con un debito di 4000euro mai riscosso per le auto utilizzate. Passano pochi giorni e i mandanti delle spedizioni estorsive ritornano a Castrovillari per noleggiare un auto nella quale poter parlare senza filtri. La ottengono e quella che dovrebbe rappresentare una “stanza” sicura – lontana dalle intercettazioni degli inquirenti – non sanno invece che diventerà la loro tomba giudiziaria. Perchè quell’auto ambientalizzata, come si dice in gergo, dai Militari dell’Arma sarà la stanza dei bottoni dove si pianificano gli attentati incendiari e che i Carabinieri ascoltano, costruendo l’impianto accusatorio che li ha portati dietro le sbarre.