CASTROVILLARI – Il modello di accoglienza per i rifugiati e richiedenti asilo, messo in pratica con il progetto Mar’haba realizzato a Castrovillari dalla Cidis Onlus (ente attuatore dello Sprar cittadino) è da considerarsi una best practice per il sistema nazionale. La notizia arriva direttamente per bocca di un funzionario del Ministero dell’Interno che in questi giorni è venuto a verificare la modalità di accoglienza ed integrazione dei 20 rifugiati che sono protagonisti del modello di accoglienza voluto dall’amministrazione comunale di Castrovillari. Una bella soddisfazione per l’esecutivo che arriva proprio nei giorni in cui il Sindaco, Domenico Lo Polito e l’assessore alle politiche sociali, Pino Russo, sono alle prese con le preoccupazioni dei cittadini del quartiere 7, nel quale privati vorrebbero realizzare uno centro di accoglienza straordinaria. Domani il Comune di Castrovillari, alle ore 16.30, incontrerà a Cosenza il Prefetto Gianfranco Tomao per ribadire la volontà di voler continuare sul modello di accoglienza già intrapreso, che ha portato ad inserire nel contesto sociale della città 20 persone con un modello di integrazione che funziona e che porta i rifugiati a “studiare” nel cuore del centro storico, con l’ausilio degli operatori, nella culla della cultura cittadina, tra le mura del Protoconvento Francescano. Facendo leva sul modello riconosciuto “buona pratica” dal funzionario del Ministero dell’Interno e portando avanti anche l’adesione alla clausola di salvaguardia dell’Anci – che dovrebbe escludere i comuni che hanno già aderito allo Sprar dalle municipalità chiamate ad accogliere altri migranti sul piano stilato dalla Prefettura – il comune di Castrovillari si confronterà con il rappresentante del Governo sul territorio per scongiurare l’arrivo indiscriminato di persone che alimenterebbero solo il businnes dei privati che vogliono lucrare sulle disgrazie dei popoli in fuga da guerra e carestia. La strada da voler perseguire è quella di continuare con il modello positivo dello Sprar e magari accogliere gradualmente altri richiedenti asilo e rifugiati, come già fatto in precedenza.