CASTROVILLARI – Era il 15 dicembre dello scorso anno quando il vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio entro nel carcere di Castrovillari per ufficializzare, anche per i detenuti, l’inizio dell’anno giubilare. Un gesto dal forte valore simbolico, ma soprattutto pastorale, per il presule pugliese – chiamato a giudare la chiesa cassanese – che dall’inizio del suo ministero episcopale ha scelto di mettere al primo posto i poveri e gli ultimi. Stamane è ritornato tra le mura della casa circondariale di Viale Cosmai per chiudere l’anno giubilare che terminerà – secondo le disposizione della Santa Sede – il 20 novembre prossimo. Ancora una volta tra i bracci detentivi maschili e femminili per ritornare a stringere mani, incrociare volti, e soprattutto parlare al cuore degli uomini e delle donne ferite dalla vita e dal loro vissuto, e affermare la legge della misericordia che «può fare di voi persone rinnovate» ha affermato monsignor Savino nel corso della celebrazione conclusiva del giubileo. «Voi siete nel cuore di Cristo – ha continuato – Dio vi ama». Alla celebrazione eucaristica, animata dal coro del Rinnovamento dello Spirito, hanno preso parte la direttrice della casa circondariale, Maria Luisa Mendicino, il comandante del reparto di polizia penitenziaria, Leonardo Gagliardi, una rappresentanza di operatori penitenziari, il presidente della Caritas Diocesana, Raffaele Vidiri. A concelebrare insieme al Vescovo della Diocesi il cappellano del carcere, don Nicola Arcuri. Riprendendo la volontà di Papa Francesco espressa nel corso del giubileo dei detenuti celebrato in Piazza San Pietro il 6 novembre, il pastore della chiesa di Cassano all’Jonio ha ribadito la volontà di concedere l’amnistia per quei detenuti che secondo l’istituzione carceraria sono ritenuti pronti per essere reinseriti all’interno della società. Facendo memoria dell’incontro con il magistrato di mani pulite, Gherardo Colombo, ha ribadito come il tempo di detenzione deve risultare un momento rieducativo «nel quale siete invitati – ha detto – a fare verità, capire le vostre responsabilità, ridare una possibilità di vita nuova a voi ed alle vostre famiglie». Per il vescovo «finché c’è speranza c’è vita». Calorosa e attenta è stata la partecipazione della popolazione carceraria che, attraverso un detenuto, ha voluto far giungere al presule il proprio «grazie» per «i segni che ci ha regalato tramite la sua persona» – hanno scritto – e che «hanno reso questa parentesi della nostra vita meno difficile e sacrificata». L’anno giubilare appena trascorso è stato esperienza piena di «grazia» e «denso di belle sorprese che ci hanno fatto capire – hanno dichiarato i detenuti – quanto il nostro Dio è ricco di Amore e di Miricordia. La porta della cappella e quelle delle nostre celle, continuamente, ci hanno richiamato al senso della fraternità, da vivere nella gioia del Vangelo. Una gioria che ci porta ad incontrare Gesù nel volto di ogni fratello, una gioia che sprigiona nel nostro animo la consapevolezza che Dio non di dimentica mai di nessuno, neanche di noi, e senza considerare il nostro passato, ci ama ancora più di prima di un amore misericordioso». Di particolare emozione, per i detenuti, è stata la partecipazione al giubileo con Papa Francesco in Vaticano, resa possibile grazie al Vescovo e all’impegno della Caritas Diocesana.