CASTROVILLARI – Se non fosse una triste realtà, ed anche una pagina di basso livello della vita cittadina ed ecclesiale, si potrebbe pensare ad un episodio ben congegnato della famosa saga “Don Camillo e Peppone”. Invece è accaduto davvero che don Carmine De Bartolo, appassionato rettore del Santuario della Madonna del Castello, ed il Sindaco della Città, Domenico Lo Polito, se le siano cantate di santa ragione su fb, precipitando in una deriva di bassezze personali e spirituali che non edificano nè l’uno ne l’altro protagonista di questa pessima pagina di quotidianità. La vicenda che li vede “contendere” è sempre riferita alla frana che interessa il colle della Madonna del Castello che in questo fine settimana ha visto il comune procedere alla revoca del mandato nei confronti della ditta che aveva vinto la gara per la messa in opera dei lavori che avrebbero consentito la fruibilità stradale dell’unica strada di accesso. Motivi spiegati dal Sindaco in un apposito comunicato stampa e che rilevano sostanzialmente il mancato rispetto dei tempi tecnici di presentazione degli elaborati, come da bando di gara. Questione che ha fatto sbottare il rettore da sempre in attesa di una soluzione alla mancata fruibilità del tempio di Dio. Così don Carmine De Bartolo sul social – dove è molto presente con la sua verve – scrive al «Signor Ponzio Pilato» (ovvero il Sindaco) che «ancora tutto tace» ribadendo che «le promesse fatte» in trasmissioni pubbliche ed anche in Chiesa non sono ancora diventate concrete. «Volete che insieme con i vostri portaborsa: Ecclesia Sanctuarii Delenda est? Sappiate – chiosa – che il male fa male a chi lo fa. È solo questione di tempo. È soltanto vergogna». Una modalità di espressione che non è andata giù al primo cittadino che, visto lo stile del suo interlocutore, non si fa pregare due volte ed attacca frontalmente. E parlando direttamente al rettore del tempio mariano afferma che «i lavori si faranno per il nostro impegno, la nostra caparbietà, la nostra passione. Nonostante l’impresa aggiudicataria dei lavori, sua concittadina, dopo tre mesi dall’aggiudicazione dei lavori non abbia mai trasmesso il progetto esecutivo all’autorità decentrata regionale». Ribadisce che già stata contatta la seconda ditta classificata nella gara d’appalto e aggiunge che «Lei non merita niente. Ma i fedeli ed il Santuario tanto. Mi auguro che quanto prima vada a portare il suo verbo dove possano apprezzarla e ripagarla per quanto ha dato alla nostra città. Le ricordo che i suoi amici hanno fatto crollare la strada. Nel suo silenzio e nella sua pochezza di spirito. E lei in questi anni, in luogo di andare alla ricerca dei responsabili del crollo, ha saputo solo blaterare, contro chi si è prodigato per recuperare dapprima i soldi per ripristino viabilità e poi milioni di euro contro il dissesto». Ma non basta. Lo Polito nella sua enfasi sbotta ed entra anche nel personale religioso: «per fortuna nella mia vita ho conosciuto preti veri che riconciliano con Dio e con gli uomini. Avessi conosciuto solo gente come lei sarei diventato ateo. Con la speranza di non sentire mai più una sua celebrazione le auguro di raccogliere in maniera corrispondente a quanto ha seminato. Viva il nostro vescovo ed abbasso gente come lei». Aggiungere altro commento sarebbe inutile, anche se sulla pagina incriminata i commenti di cittadini e sostenitori e le risposte del rettore continuano. Ma a noi è bastato già questo per prendere le distanze da simile modo di parlare per affermare le proprie ragioni. Nè un sacerdote – pur ritenendosi nel giusto delle proprie rivendicazioni – nè un Sindaco – con la volontà di sottolineare il lavoro fatto per una emergenza ereditata da amministrazioni precedenti – dovrebbero arrivare a simili atteggiamenti verbali perchè incarnano la testimonianza vivente di un magistero ed una istituzione che si spendono al servizio delle anime e della collettività. Se Monsignor Savino leggesse le espressioni tra i due litiganti siamo sicuri che resterebbe il più ferito da simile comportamento che va nella direzione opposta rispetto a quanto predica ed opera quotidianamente tanto con il clero che gli amministratori che guidano le comunità di cui è pastore.