Guccione interroga Oliverio su Campolescia: non può essere usata, inchiesta in corso

guccione e oliverio

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COSENZA – «Com’è possibile che all’interno dell’ennesima ordinanza contingibile e urgente per assicurare la corretta gestione dei rifiuti urbani venga inserita la discarica di Castrovillari, peraltro già colma, che si vorrebbe addirittura utilizzare nel breve termine e sottoposta a un procedimento penale in corso, l’oggetto del quale concerne proprio le possibilità di ulteriore abbanco, la cui volumetria viene esplicitamente definita pari a zero dal consulente tecnico d’ufficio della Procura (con conseguente procedimento penale a carico del direttore dei lavori)». È quanto afferma il consigliere regionale Carlo Guccione che ha presentato un’interrogazione al presidente della Giunta regionale Mario Oliverio. «Il presidente Oliverio da quando si è insediato ha continuato a emanare ordinanze contingibili e urgenti in deroga alle norme vigenti per evitare l’insorgere di emergenze ambientali. Siamo arrivati alla quattordicesima ed emergono, ancora oggi, tutte le criticità che si registrano nel settore rifiuti. Il governatore è da oltre 4 anni che continua a emanare ordinanze a dimostrazione che, nonostante il commissariamento per i rifiuti sia formalmente cessato, l’emergenza in realtà non si è mai arrestata. Il commissariamento, con questo stratagemma, è come se fosse ancora in atto. E oggi all’interno della nuova ordinanza – sottolinea il consigliere Guccione – viene inserita la discarica di Castrovillari, in località Campolescia, senza fare cenno al procedimento penale in corso che grava su tale discarica, atteso che gli uffici regionali ne siano stati debitamente e tempestivamente informati. Tra l’altro parliamo di una discarica già colma, ristrutturata con un finanziamento regionale di ben un milione di euro, il cui adeguamento era finalizzato alla sua definitiva tombatura, che sorge in un contesto territoriale di elevato pregio archeologico e di alta importanza economica per la presenza di importanti coltivazioni esitanti dal Distretto Agro-alimentare di Qualità (DAQ) di Sibari». Nell’ultima ordinanza contingibile e urgente per assicurare la corretta gestione dei rifiuti urbani sulla discarica di Castrovillari viene specificato che: “La volumetria autorizzata di circa 20.000 mc non è mai entrata in esercizio a seguito di alcuni esposti giudiziari che denunciavano il supposto mancato rispetto, in fase realizzativa, della documentazione progettuale sottoposta a VIA ed AIA. La verifica del pieno rispetto tra quanto realizzato e le previsioni progettuali approvate in AIA, potrebbe consentire di procedere con la celere individuazione del gestore e quindi con l’utilizzo dei volumi autorizzati. Nonostante la Regione abbia richiesto da tempo la trasmissione della documentazione progettuale di raffronto tra eseguito ed autorizzato, il comune non ha ancora adempiuto. Nasce pertanto l’urgenza di ottenere tali elaborati grafici, al fine di assumere le determinazioni conseguenti”. Da una consulenza tecnica, chiesta dalla Procura del Tribunale di Castrovillari, relativa alla regolarità dell’esecuzione dei lavori nel rispetto del progetto esecutivo e delle prescrizioni progettuali per l’appalto di opere riguardanti la “messa a norma, adeguamento ed aumento della capacità di abbanco della discarica comunale nel comune di Castrovillari”, emergono una serie di anomalie. Nella relazione viene specificato che «dalla documentazione fotografica allegata (stato dei luoghi antecedente all’inizio dei lavori) appare più che evidente che l’area contenuta all’interno del perimetro della discarica abbia una quota molto prossima al terreno circostante e che quindi la capacità di abbanco residua si possa considerare pari a zero in virtù del raccordo geomorfologico delle linee naturali dei terreni circostanti compreso il terreno di copertura giornaliero pari a 2,5 ml. Un ulteriore abbanco, perciò, determinerebbe un innalzamento assai cospicuo, rispetto al piano campagna, dell’area circoscritta dal perimetro della discarica, provocando, tra l’altro, il mutamento delle condizioni di erosione superficiale il cui studio non è stato condotto.

Non vi sono volumi residuali per l’abbanco di ulteriori rifiuti. Gli interventi da realizzarsi devono essere limitati alla sola messa a norma ed adeguamento della discarica, vale a dire regimazione delle acque piovane, impermeabilizzazione della superficie circoscritta dal perimetro della discarica, adeguamento dei camini, messa a norma del sistema di raccolta del percolato residuo, ecc.».

«Nella relazione tecnica viene inoltre specificato che “non risultato ad oggi agli atti le verifiche di stabilità eseguite in tutte le fasi ante e post opera a partire dalla realizzazione dell’adeguamento e fino a chiusura della discarica”. Com’è possibile, dunque, anche solo ipotizzare – chiede Carlo Guccione nell’interrogazione – un intervento che, con ogni evidenza, da un lato andrebbe ad alterare il corso della giustizia, attraverso l’inevitabile modifica dello stato dei luoghi, e dall’altro a ledere potenzialmente i diritti e gli interessi delle parti lese identificate dalla magistratura inquirente, con conseguenti profili anche di possibile danno erariale. Come è possibile, inoltre, poter pensare che vincoli e prescrizioni imposti dagli Uffici regionali (Nucleo VIA-VAS-IPPC), pietra angolare del provvedimento di autorizzazione ai lavori cui la discarica è stata sottoposta, possano essere disattesi, oltre che dal direttore dei lavori (per come si legge nella perizia del CTU della Procura), proprio dalla stessa Regione Calabria che li ha emanati e che di tali vincoli e prescrizioni dovrebbe essere custode e garante.

Di qui la richiesta sulle iniziative che la Regione Calabria intende adottare per ripristinare il principio di legalità, sanando le tante storture tecniche denunciate alla magistratura da associazioni e comitati nazionali e locali – che in tale vicenda si sono lodevolmente impegnati e che hanno trovato puntuale riscontro nella citata perizia del CTU della magistratura -, e rivalendosi, anche economicamente, su chi tali storture ha realizzato, agendo in assoluta difformità dal Progetto Definitivo approvato dagli Uffici Regionali (per come pure si legge nella perizia del CTU) e realizzando un’opera dalle caratteristiche tecniche per molti versi assolutamente inaffidabili».