Gioia e tristezza. Le 22 ore del Soccorso Alpino nell’inferno del Raganello

raganello 21agosto 08

raganello 21agosto 08

 

CIVITA – Ventidue ore di lavoro senza tregua, in prima linea come sempre. Ma con il cuore a lutto per la perdita di un loro amico e collega, Antonio De Rasis. Nella tragedia del Raganello gli uomini del Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria hanno dimostrato – se ancora ce ne fosse bisogno – di essere dei grandi professionisti dell’emergenza. Sono stati tra i primi ad arrivare e gli ultimi a lasciare il campo. Portando nel cuore il dolore silenzioso per la perdita di un collega e amico, e gioiendo insieme agli altri operatori del soccorso per ogni vita strappata a quell’inferno di detriti e fango che ha invaso il canyon più bello del Parco Nazionale del Pollino. In mezzo a tutto questo il salvataggio della piccola Chiara la cui immagine, mentre abbraccia un soccorritore della stazione Pollino del Soccorso Alpino, è diventata l’icona di quel tragico 20 agosto. Il racconto drammatico e crudo di quelle ore è affidato ad un lungo post sulla pagina ufficiale del Cnsas Calabria e ripercorre gli attimi trascorsi «in uno scenario apocalittico, lavorando 22 ore in modo ininterrotto con squadre provenienti da tutta la Calabria e dopo qualche ora anche dalle regioni limitrofe, Basilicata, Puglia, Campania, Umbria, per un totale di 50 uomini il primo giorno e 65 il secondo». I primi soccorsi all’altezza del Ponte del Diavolo pochi minuti dopo l’accaduto ed il salvataggio del primo bambino in vita. L’evacuazione di «numerosi superstiti, con la collaborazione di personale del Soccorso Alpino Guardia di Finanza e Vvf, carabinieri e carabinieri forestali, anche con l’aiuto di tecniche alpinistiche». Tre chilometri più in basso una seconda squadra, all’altezza del Ponte sul Raganello sulla provinciale, individuava una bimba viva (Chiara)«aggrappata a un corpo esanime, e dopo averle liberata le vie respiratorie, riusciva ad indicare all’elicottero del 118, giunto in area, la posizione per il recupero in elisoccorso e la medicalizzazione della piccola paziente. Sempre questa seconda squadra rinvenniva in questa porzione del torrente altri 3 corpi senza vita. Intervenuti 2 medici del Soccorso Alpino che hanno stabilizzato alcuni superstiti, uno dei quali poi fatto prelevare con il verricello con elicottero vvf».

raganello 21agosto 09

Poi la lunga notte di ricognizione lungo le rive del torrente sia a valle del Ponte del diavolo sia a valle del ponte sulla provinciale. Alle 23 il momento forse più tragico per le squadre di soccorso: a 700 metri dal Ponte del Diavolo, veniva ritrovato il corpo senza vita di Antonio De Rasis, la guida esperta, tecnico del Soccorso Alpino Calabria della Stazione Pollino. Un colpo profondo al cuore dei soccorritori che avvrebbe fiaccato chiunque. Anche il più esperto. Ma il personale del Soccorso Alpino ha continuato senza sosta a svolgere quello per cui erano stati chiamati. Tenendo nel cuore la ferita aperta che lacrimava profonda, e guardando all’obiettivo di salvare altre vite. Di trovare i dispersi. Nessuno si è arreso. Ha lasciato covare il dolore nell’intimo, lavorando forse con più lena, più impegno, nel ricordo del collega scomparso. A mezzanotte la squadra di forristi, «atteso un abbassamento del livello di piena, è riuscita ad entrare nel primo tratto del Canyon risalendolo sino alla seconda pozza per verificare la presenza di superstiti ma con esisto negativo. La corrente ancora forte, la scarsissima visibilità dovuta anche alla torbidità dell’acqua ha impedito alla squadra di proseguire». Poi al mattino presto, intorno alle 5.30, «due squadre da soccorso in forra sono riuscite ad entrare nuovamente nel canyon e ad ispezionare il tratto delle gole che dal ponte del diavolo giunge sino al valle degli oleandri» mentre altre 4 squadre molto numerose del Soccorso Alpino ispezionavano nuovamente entrambe le rive del torrente per verificare la presenza di superstiti giungendo addirittura sino al mare.

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Altro personale veniva la mattina imbarcato su elicottero b3 della regione Calabria per effettuare numerose ricognizioni a bassa quota. In considerazione che alle 9 del mattino ancora rimanevano ufficialmente da trovare 3 dispersi altre 3 squadre di forristi ispezionavano il tratto superiore delle Gole del Raganello giungendo sino a San Lorenzo Bellizzi, di fatto bonificando tutti gli otto km di canyon del Raganello (parte bassa). «Ventidue ore di lavoro incessanti, di salvataggi, di ritrovamenti di corpi esanimi, di riunioni di coordinamento in loco con il Prefetto, il dott. Tansi della Protezione civile regionale, il comandate provinciale Vvf, i massimi vertici provinciale dell’Arma con il Sindaco di Civita, e tutte le altre Autorità, senza alcuna pausa» che ieri si sono chiuse tra le «gioia per aver salvato tante vite», la «tristezza infinita per le numerose vittime» e il «lutto per la perdita di Antonio De Rasis, soccorritore della Stazione Pollino». Un lavoro silenzioso, svolto con grande abnegazione, tanto quanto il dolore che si porteranno dentro per sempre. A questi eroi semplici, che nella quotidianità svolgono tutt’altro, il grazie del Pollino, della nostra gente, di quanti li hanno incrociati lungo gli argini del fiume impetuoso e stringedoli forte al collo mentre venivano salvati hanno sentito la speranza ritornare a pulsare forte. Il cuore di questi uomini è ferito, profondamente. Ma batte sempre più forte. Per questo offrono la loro vita per salvare altre vite. Senza aspettarsi un grazie in contraccambio. Ci mettono il cuore. E si vede. Sono il nostro orgoglio.