Francesco Martino: sono finito in dialisi ma continuo a chiedere giustizia e dignità

Francesco Martino

Francesco Martino

 

CASTROVILLARI – Dai sei mesi è finito in dialisi. La sua storia è descritta in centinaia di documenti ufficiali ai quali si aggiungono tre denunce alla procura della repubblica e ben cinque legali differenti che hanno seguito la sua storia professionale e medica. Francesco Martino dipendente delle Ferrovie della Calabria, cuore operativo del movimento #iostoconrosario (riferito a Rosario Rummolo, la cui vicenda abbiamo seguito in precedenza), dal 2001 si vede diagnosticare l’insufficienza renale cronica con ipertensione arteriosa, poi confermata dalla Asl di Castrovillari come Nefropatia di Berger in «grado severo» che lo costringe ad «evitare stress psicofisici ed eventuale attività lavorativa che comporta turni stressanti». Da allora la sua esperienza lavorativa è diventata un calvario. Ancora oggi senza «una mansione – ci racconta – e quindi una dignità lavorativa». Dopo l’inizio di una terapia sperimentale a Parma è costretto a cambiare stile di vita. Lo stabilisce anche una commissione medica deputata a valutare il suo caso dichiarando che Martino non può più svolgere mansioni di guida. Così l’azienda lo assegna ad un nuovo incarico, d’ufficio, come vuole il suo quadro clinico. Fino al 2009 quando, nelle fasi di riorganizzazione aziendale della ditta di trasporto pubblico calabrese, la vita lavorativa registra comportamenti che il lavoratore ritiene «non etici, ostili e persecutori» che aggravano il suo «già grave e precario stato di salute». Una vicenda che Martino denuncia alla Procura della Repubblica con fatti circostanziati. Fino a quando, nonostante abbia assegnato il 67% di invalidità, una commissione medica conferma che per il suo stato precario di salute debba lavorare in un ambiente micro temperato per non aggravare la sua condizione. Per molto tempo, anche se reintegrato in servizio, no ha un ufficio e vive i turni di lavoro nella sua auto. Poi nel dicembre dello scorso anno, a seguito di alcuni articoli sulla stampa regionale, l’azienda gli comunica di poter svolgere «la propria prestazione lavorativa, utilizzando la postazione all’uopo individuata nell’ambito dei locali Ufficio Addetti all’Esercizio», che non è proprio l’ambiente migliore di cui avrebbe bisogno. Ma Martino continua la sua battaglia di denuncia, anche se il suo fisico si deve arrendere alla malattia. Dal 20 giugno è costretto a sottoporsi a cicli di dialisi. «Vivo le mie giornate seduto su una sedia con i gomiti appoggiati ad una scrivania vuota ma nonostante ciò, la mia lotta alla ricerca di giustizia e dignità continua».