CASTROVILLARI – Dal raggiro al suicidio. Tra le carte dell’inchiesta Ponzi che ieri ha portato all’arresto di Antonio Vincenzo Cuccaro, Saverio Epifano, Enrico Novissimo, Domenico Pucci, Alfonso Anna Sacco ed Edoardo Scavelli viene fuori anche la sciocccante vicenda di un giovane di Trebisacce che qualche mese, scoperta la truffa subita dal sistema messo per offrire falsi diplomi di Oss, si è tolto la vita in preda alla disperazione di aver speso 2500 euro per nulla. Una vita spesa a cercare lavoro in una terra depressa come la Calabria aveva investito soldi e speranze in quella che poteva apparire ai suoi occhi come l’ultima spiaggia: la qualifica professionale in un settore in grande espansione occupazioale. Ma quando ha capito che il corso sul quale aveva investito era farlocco non ha retto alla delusione enorme e si è ucciso. Drammatica vicenda che per le sei persone finite ieri in manette aprirebbe però l’ipotesi ad un altro e più grave capo di imputazione: istigazione al suicidio. «La morte del ragazzo è precedente all’avvio delle indagini. Ma stiamo comunque approfondendo e verificando tutto» spiega il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla. «Il giovane – aggiunge il colonnello Vincenzo Maresca, comandante dei Nas di Napoli – era disoccupato da anni ed è stato sopraffatto dalla disperazione». A far partire le indagini che questa mattina sono costate il carcere a due dipendenti dell’Asp di Cosenza e quattro imprenditori, legali rappresentanti delle scuole di formazione Sud Europa, con sede in Calabria, SA.DRA. e Check Up Formazione, con sede in Campania, sono state le denunce di alcuni corsisti di uno dei trenta falsi corsi organizzati fra il 2015 e il 2017. Negli ultimi 4 anni, gli arrestati avrebbero rilasciato illecitamente 291 titoli di operatore sociosanitario e di operatore sociosanitario con formazione complementare attraverso la scuola professionale Sud Europa di Altomonte, sempre nel Cosentino, che però non era affatto accreditata presso la Regione Calabria: nessun reale tirocinio, insomma, perciò tutti i corsisti si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Ora gli inquirenti vogliono far luce sul «silenzio di chi sapeva», recuperare i 570mila euro truffati e riscontrare che nessun’assunzione vera sia scaturita dai diplomi finti, assicura il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla.