Il 25 novembre in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il comitato per le pari opportunità dell’ordine degli avvocati di Castrovillari ha organizzato un incontro con le detenute della Casa Circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari sul tema della violenza di genere, dal titolo “In carcere, contro la violenza di genere”.
L’evento patrocinato dal consiglio dell’ordine degli avvocati di Castrovillari e coordinato unitamente all’amministrazione penitenziaria ed all’area educativa operante nell’istituto, ha voluto dare un segnale concreto dell’impegno dell’avvocatura – ed in particolar modo dei Comitati Pari Opportunità – nella stigmatizzazione del fenomeno sociale della violenza di genere.
Un’iniziativa promossa in ragione della funzione sociale dell’avvocatura e al fine di porre l’attenzione sugli stereotipi di genere che spesso sono alla base del comportamento violento. L’evento ha visto la partecipazione ed i saluti del Direttore della Casa Circondariale, Mario Antonio Galati, del sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, Simona Manera, del Comandante della Polizia Penitenziaria, Carmine Di Giacomo, nonché del Responsabile dell’area educativa della Casa Circondariale, Luigi Bloise, che unitamente alla sua équipe ha coordinato l’organizzazione dell’evento, dimostrando grande attenzione alla tematica trattata, anche nell’ottica rieducativa della pena.
La delegazione delle componenti del CPO di Castrovillari, formata dalle avvocate Angela Bellusci (Presidente), Marianna Monte, Angela Rizzo, Angela Tocci, e Rosina Vennari, quest’ultima nella veste oltre che di componente del CPO, anche di Consigliera Segretario del COA di Castrovillari, ha portato preziosi contributi alla discussione con interventi volti a porre una riflessione sulle cause della violenza di genere – che può distinguersi in diverse forme tra cui la violenza domestica, psicologica, sessuale, economica e socio-culturale – un fenomeno sociale, purtroppo, sempre in aumento nonostante gli interventi legislativi in merito, ed i cui dati statistici confermano la netta presenza della donna quale vittima di episodi violenti e maltrattamenti, che molto spesso avvengono in ambito familiare e relazionale.
Dalla discussione, seguita con molta attenzione dalle detenute presenti, è emersa l’esigenza di un cambiamento culturale, che deve vedere promotori in primis la famiglia e la scuola di un’educazione – sin dall’infanzia – priva di quegli stereotipi culturali, che pur essendo ormai anacronistici, continuano a costituire terreno fertile per la proliferazione di tali reati; inoltre, la necessità di una sempre maggior presenza delle istituzioni sia nel delicato percorso di denuncia della vittima, che nell’ambito processuale, per far sì che quest’ultima possa riporre in esse l’indispensabile fiducia. Un compito istituzionale al quale l’avvocatura di certo non si sottrarrà.