Carceri la misura è colma. Il 19 settembre in piazza per protesta

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polizia penitenziariaCASTROVILLARI – Rimane esplosiva la situazione nelle carceri italiane tanto da spingere tutte le sigle dei sindacati di polizia penitenziaria a scendere in piazza il 18 settembre, giorno della ricorrenza del bicentenario del corpo. «La tensione resta alta» per la polizia penitenziaria che si ritroverà a Roma per una clamorosa manifestazione pubblica di protesta alle Terme di Caracalla per il Bicentenario del Corpo alla presenza del Presidente della Repubblica. Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns Cisl, Uspp, Cnpp e Fp Cgil hanno deciso di organizzare proprio per il 19 settembre una manifestazione di protesta ed un corteo che raggiungerà il luogo dell’appuntamento istituzionale ci spiega Vincenzo Ventura, delegato regionale Uspp. «Non c’è proprio nulla da festeggiare» – dichiarano in una nota congiunta le sigle sindacali – «ogni giorno nelle carceri italiane contiamo gravissimi eventi critici che vedono spesso soccombere i poliziotti penitenziari, sempre più soli e senza adeguati strumenti di difesa. Non solo aggressioni e colluttazioni: dall’inizio dell’anno sono stati quasi 40 i suicidi in cella e numerosi sono anche gli atti di autolesionismo ed i tentati suicidi, che se non fosse proprio per il tempestivo intervento degli eroi con la divisa della Polizia Penitenziaria vedrebbero “schizzare” alle stelle queste drammatiche statistiche. Basta! Siamo stufi di una politica assente, sorda ai nostri costanti richiami ed appelli, e di una Amministrazione Penitenziaria silente ed incapace di gestire e risolvere le continue criticità». L’intenzione è quella di essere in piazza per «rivendicare nuove assunzioni di agenti, adeguate a fronteggiare le oltre 8.000 unità necessarie al Corpo, nuove dotazioni di risorse finanziare e tecnologiche, una rimodulazione del riordino delle carriere (che non ci soddisfa affatto), adeguati stanziamenti per il rinnovo del contratto scaduto ormai da dieci anni ed il ristabilirsi di corrette relazioni sindacali, che al Dap ed in tantissime sedi periferiche sono ritornate indietro di trent’anni. Basta! Grideremo la nostra rabbia e la nostra sfiducia perché non ce la facciamo più ad essere aggrediti dai detenuti ed abbandonati dalle istituzioni».