Caporalato. Facciolla lavora ad una sinergia operativa per aggredire il problema

facciolla primo piano

facciolla primo piano

 

CASTROVILLARI – Alle prime ore del mattino, quando l’umidità della notte ancora è viva nell’aria, i furgoncini dei caporali si muovono per il giro di reclutamento della manodopera dei campi. Sembra una vecchia immagine, invece è la cruda realtà che fotografa ancora l’oggi. Nel triangolo Cassano – Sibari – Corigliano non si contano i caporali che muovono le fila del lavoro nero. Una multietnicità di uomini e donne assoggettata al “padrone” che detta il ritmo del lavoro e spesso pretende anche il “pizzo” sul trasporto o il pasto giornaliero. Il caporalato nella piana di Sibari è realtà vera e cruda cristallizzata nelle tante indagini della magistratura e delle forze dell’ordine che pur confrontandosi con un territorio vastissimo provano a far sentire la presenza dello Stato anche tra i filari dove il lavoro nero sembra una normalità. Eugenio Facciolla, Procuratore capo presso la procura della repubblica di Castrovillari, queste dinamiche le conosce benissimo per averle combattute prima nella piana di gioia tauro ed oggi qui. Proprio per questo da tempo lavora «per creare le condizioni per una sinergia operativa – dichiara – che vede al primo posto, in posizione centrale, il mio ufficio, e poi dall’altra parte la polizia giudiziaria, la guardia di finanza, e l’inps». La volontà strategica è quella di «mettere mano a questo fenomeno in maniera più organica. Non più interventi a campione, ma ragionati». La piana di Sibari è terra «immensa» che potrebbe rappresentare «il volano dell’intera economica calabrese». Ma qui ammette con rammarico il controllo del territorio avrebbe bisogno di « più ispettori del lavoro, più personale delle forze dell’ordine, di un monitoraggio che deve essere congiunto». A livello statistico il «maggior numero di reati di cui si occupa il mio ufficio sono le truffe in danno dell’Inps per i falsi braccianti ma soprattutto il caporalato». In un contesto fortemente caratterizzato dalla criminalità organizzata questo è un fenomeno delinquenziale a tutti gli effetti che « ha delle cointeressenze con la criminalità organizzata locale». Nell’ultimo anno con la Guardia di finanza la Procura ha recuperato oltre due milioni di euro con il sequestro di denaro o di beni immobili, che servono a capire quanto pesi in termini economici questo giro di vite. Dalla sua scrivania le indagini partono e si concludono nella solitudine. «Al mio fianco trovo sempre e solo colleghi e sostituti. Ad affrontare i processi andiamo sempre soli. Non c’è mai nessuno che ci affianca per difendere e tutelare una qualsiasi categoria o rivendicare quelli che sono i diritti di chi è stato esautorato o spogliato dei suoi diritti. Il nostro è un paese molto strano – ammette con rammarico – abbiamo rappresentanze sindacali, di categoria di tutti i tipi ma stranamente quando si fa una inchiesta penale latitano queste rappresentanze». E mentre il solo è pronto a rispuntare il formicaio del lavoro sottopagato si rimette in moto. Immagine di un fenomeno stagnante che sembra quasi essere normalità per la società civile.