L’identità del territorio raccontata dal Greco

evento baronemacri gerace

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GERACE – E’ un legame intimo e storico quello che lega un vitigno alla sua terra, i tralci alla gente che li vede crescere e produrre. E’ così anche per il Greco, vitigno antico che nella locride si fonde con la storia millenaria di un terroir che oggi lo inserisce tra i marker identitari attorno al quale costruire sviluppo e turismo. Se ne è discusso a Gerace all’interno di una tavola rotonda – “Il Greco. Da un grande vitigno un grande passito” – organizzato presso il Museo Civico dall’Ats Enotria Tellus, partenariato che, in seno al Polo di Innovazione delle Filiere agroalimentari di qualità “Agrifoodnet” della Calabria è stato il soggetto attuatore di un progetto di valorizzazione dei passiti della Calabria e dei vini a denominazione controllata di Bivongi. Un momento per fare il punto sul Polo, la rete costruita da un numero importante d’imprenditori insieme e dall’Università degli studi di Reggio Calabria – Dipartimento di Agraria che, in questa occasione, hanno approfondito le qualità e le potenzialità del vitigno simbolo del territorio. Coordinato dal giornalista Massimo Tigavni Sava, direttore responsabile di Local Genius, l’incontro ha visto aprire i lavori, in una sala gremita in cui erano presenti i veri protagonisti i produttori di vino, dal Sindaco di Gerace, Giuseppe Varacalli, che ha ribadito – nel suo saluto istituzionale – la necessità del territorio di «fare rete su progetti di marketing territoriale», concetto ribadito anche dal rettore dell’UniRc, Pasquale Catanoso, che ha focalizzato l’urgenza di «approfondire un brand territoriale» e che può essere «appetibile» sia sul mercato nazionale che internazionale. In questo il ruolo di Agrifoodnet – come avvenuto per la ricerca sul Greco – è strategico essendo il Polo, nei fatti lo strumento che consente di dare concretamente vita alla «sinergia tra Università e impresa perché ne giovi la collettività». D’accordo anche il Sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, il quale ha posto l’accento sulle «intelligenze che devono mettersi insieme» anche per realizzare occasioni di sviluppo che possono alleviare il problema della disoccupazione. Della strada già intrapresa nell’ottica di «sintesi tra le aziende private della locride» ha parlato Francesco Macrì, dell’omonima azienda e capofila del Progetto Enotria Tellus nonchè delegato del Polo di Innovazione, il quale ha ricordato i primi passi mossi all’epoca del Vescovo Monsignor Bregantini. «C’è bisogno di lavorare di più insieme e collaborare» per soddisfare il «bisogno di crescere dal punto di vista economico» – ha ribadito Macrì – e «credere in un modo diverso di fare agricoltura per migliorare il territorio». Su questa strada si è mossa l’azione di partenariato con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Reggio Calabria che – ha ricordato l’amministratore di Agrifoodnet, Marcello Zimbone –ha permesso di portare ad Expo «in prima fila le aziende». Impegno che il direttore del dipartimento universitario reggino, Giuseppe Zimbalatti, ha ribadito e ricordato evidenziando i dati della «enologia eroica» calabrese che ha prodotto incrementi dell’ordine del 5% di export sulla produzione totale ed ha registrato una «impennata di gradimento» anche grazie alla «biodiversità presente che permette di produrre vini diversissimi tra di loro». Il Progetto Enotria Tellus e, in particolare, la ricerca sul passito da uve Greco Bianco è stata illustrata da Mariateresa Russo dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e Delegato Ricerca&Sviluppo di Agrifoodnet la quale ha focalizzato l’intervento sulle peculiarità del passito ottenuto dal vitigno Greco Bianco evidenziando che la ricerca ha riguardato sia gli aspetti legati alle tecnologie di trasformazione che lo studio dei marker di autenticità, una sorta «impronta digitale» di questi «vini di grande potenzialità» con l’obiettivo di autenticare i prodotti la cui alta qualità è strettamente connessa al territorio di provenienza e «contrastare il dilagante fenomeno della contraffazione agroalimentare». Mariateresa Russo ha parlato dell’innovazione tecnologica nell’analisi della qualità dei prodotti alimentari che il suo gruppo di ricerca sta sviluppando in seno al dipartimento di Agraria ed ha presentato, in anteprima lo studio prototipale di un robot sensoriale “Ciccio”, equipaggiato con sensori olfattivi, gustativi e ottici, attualmente in fase di sperimentazione con l’obiettivo di sviluppare strumenti rapidi ed economici di supporto alla valutazione della qualità organolettica e igienico-sanitaria di bevande e alimenti. Il collega Rocco Zappia ha focalizzato il suo intervento sui risultati della ricerca condotta sull’interessante patrimonio viticolo della locride attraverso la caratterizzazione genetica strumento d’elezione per identificare le varietà di questa importante «biodiversità che va raccolta e studiata» per puntare, sempre più, sulla «peculiarità del territorio». Dati e tratti identificativi di un territorio che hanno permesso di dire a Roberto Menegoni, agronomo trentino delle cantine Vivallis, che la «culla della enologia è qui» in un territorio dal «patrimonio ricchissimo» dove il «vino è unito alla cultura» e dal «potenziale produttivo unico. Quello che in Francia viene definito “terroir” qui è estremamente presente con un legame intimo tra il suolo, il clima ed i viticoltori. Ecco quello che oggi cerca il consumatore: l’identità di un vino, la sua storia ed il legame con il territorio. Quello che il mercato chiama l’elemento culturale – ha spiegato Gennaro Convertini, presidente della Fondazione Italiana Sommelier, che «deve diventare da patrimonio identitario a patrimonio collettivo difeso da tutti». Giacomo Giovinazzo, Dirigente del settore valorizzazione e promozione delle produzioni e filiere agricole della Regione Calabria, ha concluso ribadendo che «l’agroalimentare è il marcatore identitario» della Calabria con la sua «ricchezza e biodiversità» che deve diventare il patrimonio di chi opera in un territorio. A questo va associata la «costruzione di una offerta turistica onnicomprensiva» per la quale la Regione Calabria ha messo in campo risorse e strumenti sia con il Psr che attraverso i bandi Ocm. Strumenti che vanno nella direzione di «aggregare e distrettualizzare. Il futuro – ha concluso – si gioca sulla aree interne con un percorso rinnovato che permetta di proiettarci nel futuro». Il convegno si è concluso con una degustazione di vini del territorio ed il sabrage del “Centocamere”, lo champagne metodo classico dell’Azienda Barone Macrì. All’evento ha preso parte Claudio Saporito in rappresentanza del Comune di Bianco ed i produttori delle aziende Santino Lucà, Baccellieri, Maisano, Moscatello, Umberto Ceratti, Tenuta Dioscuri e Viglianti che operano nel territorio della Dop Greco di Bianco.