SAN GIOVANNI IN FIORE – «Di fronte ad accuse infamanti ho deciso di fare lo sciopero della fame. La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica». Così il presidente della Regione in una nota si difende dalle accuse che oggi lo hanno visto sbattuto in prima pagina per l’indagine Lande Desolate che lo vede accusato di abuso d’ufficio nell’ambito dell’operazione scattata questa mattina e coordinata dalla Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. «I polveroni sono il vero regalo alla mafia. Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore. Sarebbe come accettare di aver tradito la fiducia dei cittadini. Chiedo chiarezza! Lotterò con tutte le mie energie – conclude – perché si affermi la verità». Dalla sua dimora di San Giovanni in Fiore dove è relegato per via dell’ordinanza di obbligo di dimora (i pm avevano chiesto l’arresto del presidente Oliverio) il governatore dimostra di non voler restare in silenzio a guardare quanto accade: «quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore».