COSENZA – «Le vittime delle recenti tragedie del Raganello e di San Pietro Lametino, ma anche quella più recente in Sicilia, autorizzano a pensare che il sistema attuale di allerta meteo non è stato idoneo a salvare le vite umane, è quindi opportuno che venga rivisto e modificato al più presto». Lo afferma il deputato calabrese del Movimento 5Stelle Massimo Misiti intervendo nel dibattito ingenerato dopo le polemiche che hanno investito il sistema di allerta meteo. «Lo hanno già detto chiaramente il presidente del Consiglio regionale dei geologi ed anche il segretario del Consiglio nazionale, così come il responsabile della protezione civile nazionale Borrelli lo ha affermato in una sua recente visita a Lamezia. Ciò che mi chiedo è come mai gli organismi regionali, che hanno le maggiori responsabilità, non prendono misure correttive e provvedimenti coraggiosi e risolutivi del problema? Cosi com’ è oggi impostato il sistema serve solo a scaricare le responsabilità sull’anello più debole della catena di comando cioè i sindaci che tra l’altro, soprattutto nei piccoli comuni, non hanno uomini, mezzi e strutture per affrontare l’emergenza, e, cosa più grave, non vengono messi in condizione di attivarsi nel momento giusto. La scala temporale del “messaggio” di allerta unificato inviato dalla Protezione Civile è, infatti, giornaliera, mentre per un piccolo bacino si riduce a poche ore; inoltre questo sistema di allerta non tiene conto di quanto, spesso, può capitare nell’ambito di un bacino e cioè che la bomba d’acqua interessi il comune più a monte e la piena quello più a valle. L’assenza di coordinamento tra i due sindaci dei due diversi comuni fa il resto: è evidente che la natura non segue i limiti amministrativi». Per Misiti, poi, bisogna chiedersi «quale accuratezza di previsione hanno questi messaggi di allerta se la ditta (società CAE) che effettua la gestione e manutenzione della rete pluviometrica, da oltre un anno erogava su richiesta del committente (Regione) prestazioni ridotte per il servizio, non garantendo, per come invece previsto dalla legge, l’efficienza della rete sia per la quantità dei dati ricevuti in tempo reale sia per la loro validità, tant’è che la stessa ditta comunica il 15 ottobre di sospendere il servizio il 31 Ottobre 2018, per sollevarsi da eventuali responsabilità civile e penali in merito. Come mai quindi non si è adottato a livello regionale da tempo un sistema di allerta basato sui potenti mezzi a disposizione quali le reti radar che evidenziano i sistemi nuvolosi in tempo reale e permettono di lanciare allarmi a qualche ora dall’evento? D’altronde proprio nel caso del Raganello all’allerta meteo giallo (primo livello di sola fase di attenzione) che seguiva una serie di 16 allerta simili per tutto il mese di Agosto, non è di fatto seguito nessun messaggio di allarme per ulteriore fase di pericolo, mentre le immagini radar evidenziavano già alle 13.30 (circa due ore prima della tragedia) la presenza di un nucleo temporalesco con pioggia intensa per come riportato sul rapporto successivo dell’Arpacal». La domanda è «si poteva evitare questa tragedia? Con l’attuale sistema di allerta la risposta è “no”; con un sistema di allerta basato su coordinamento a livello di bacino con una seria pianificazione del rischio e con le opportune dotazioni di attrezzature e collegamenti ai radar per un serio monitoraggio dell’evento, probabilmente “si”. È necessario, quindi, abbandonare l’approccio imperante di addossare sempre agli altri la responsabilità di quanto accaduto e lavorare insieme ad istituzioni,enti di ricerca, ordini professionali per ristabilire – conclude Misiti – un sistema efficiente con responsabilità e regole condivise al fine di evitare che tali tragedie possano ripetersi».