Doveva sembrare tutto normale, senza sospetti. Sulla testa di Maurizio Scorza era già stata proclamata la sentenza di morte che lo avrebbe riguardato, ma chi voleva eliminarlo doveva pensare anche a non insospettire in nessun modo l’obiettivo prescelto. Ecco che la trappola per attirarlo nel luogo della esecuzione mortale arriva con l’ausilio di Francesco Adduci, l’uomo che ieri è finito in manette nell’inchiesta condotta dalla Dda sul duplice omicidio consumato nelle campagne di Castrovillari il 4 aprile scorso.
«Il capretto è pronto, vienilo a prendere». La chiamata sul cellulare di Maurizio Scorza – che senza saperlo ha il telefono sotto controllo e la sua auto piena di cimici piazzate dai Carabinieri che indagano su un giro di droga – è la traccia evidente dell’agguato pianificato nei minimi dettagli. Scorza parte da casa insieme alla compagna magrebina e il cane dal quale la donna non si separa mai (altro particolare che fa capire che non sospetta assolutamente nulla), fa un giro di ordinaria quotidianità (compra le sigarette, un biglietto del Superenalotto) e si dirige verso le campagne della sibaritide per recuperare l’agnello ordinato per le imminenti feste di Pasqua. Tutto normale.
L’auto arriva nel luogo stabilito per recuperare l’animale già sgozzato e pronto all’uso per le imminenti festività, ma quando esce trova ad attenderlo i sicari, mandati a celebrare la mattanza criminale, armati con pistole calibro 9. Uno dei due uomini del commando di fuoco lo fredda con due colpi a distanza ravvicinata. La compagna rimasta in auto mentre parla al telefono con una parente, senta gli spari e capisce cosa sta succedendo. Ma non ha tempo di reagire e viene raggiunta dall’altro uomo armato che la crivella con 13 colpi in rapida successione. Il cagnolino spaventato si accuccia dietro il suo corpo senza vita. Così lo troveranno gli inquirenti quando arriveranno sulla scena del crimine.
Poi i killer caricano il corpo di Maurizio Scorza nel bagagliaio della Mercedes insieme all’agnello e spostano l’auto per evitare che qualcuno possa ricondurre le tracce alla masseria dell’uomo che è accusato di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. A distanza di qualche chilometro dal macabro trasferimento sono costretti ad abbandonare la vettura in contrada Gammellone perchè notano in lontananza l’arrivo di una auto della Polizia Municipale di Castrovillari.
Lo studio delle immagini girate dai sistemi di video sorveglianza inseriti nelle strade del territorio cassanese e di alcuni edifici privati, uniti all’aggancio delle celle telefoniche consentono agli uomini del reparto operativo provinciale dei Carabinieri di ricostruire la dinamica dei fatti e arrivare alla masseria di Adduci. Qui gli uomini del colonnello Spoto e gli specialisti dei Carabinieri trovano frammenti di vetro compatibili con quelli dei finestrini della Mercedes andati in frantumi durante la pioggia di pallottole che fredda le due vittime.
Inoltre dall’analisi di un’altra telecamera della zona i militari – come riporta Gazzetta del Sud nella cronaca di oggi – riconoscono il veicolo della vittima guidata da una terza persona, seguita da un fuoristrada con un complice a bordo. Dopo l’arresto di Francesco Adduci, richiesto dal procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e dal pm antimafia Alessandro Riello, ed autorizzato dal gip Chiara Esposito, la procura diretta da Nicola Gratteri vuole andare a fondo per chiudere il cerchio attorno a questo duplice delitto di mafia. Chi c’era alla guida del fuoristrada e dell’auto delle vittime, ma soprattutto capire perchè è stata ordinata la pena capitale per Scorza e la sua compagna.